Ucraina: quella legge “sui popoli indigeni” ignorata dall’occidente ‘inclusivo’ e ‘democratico’….

L‘anno scorso è stata varata dal governo ucraino la ”legge per i popoli indigeni” con cui il parlamento (‘Verkhovna Rada’) ordina la cancellazione di ogni riferimento etnico e linguistico della parte russofona , mentre altre minori,  come quella tatara vengono preservata.
Ora se guardiamo questa cartina preparata dall’ Università di Kiev, forse qualche perplessità c’è ….

carte ukraine1

La legge la legge presidenziale n. 5506 “sui popoli indigeni” è stata presentata al Parlamento da Aleksey Reznikov.

La legge è stata varata il 1° luglio 2021, ovvero un anno e mezzo circa dopo l’insediamento del presidente Vladimir Zelensky.

Questa legge ha conseguenze rilevanti. Innanzitutto perché – con la sua entrata in vigore – il governo ucraino smette di considerare i russi in Ucraina un popolo indigeno, ovvero da tutelare. Quindi a quella parte della popolazione che corrisponde al 17% della popolazione ucraina, è negata la possibilità di parlare la propria lingua etc (le conseguenze sono pesanti, perchè, per capirci, nel Donbass la maggior parte della popolazione non conosce l’ucraino, mentre in molte parti dell’Ucraina è prevalente la lingua russa).

Pertanto la discriminazione è evidente, anche perché ora in Ucraina etnie numericamente minoritarie – come i tartari di Crimea, i caraiti e i krymchak – , sono tutelate come popolazioni indigene del paese. Quindi, la nuova norma protegge questi ultimi dalla discriminazione, conferisce loro il diritto all’autodeterminazione, consente loro di studiare nella loro lingua madre e di creare i propri media. Ma, paradossalmente, la tutela non si applica  per la parte di popolazione russofona.

E’ evidente nella stesura della legge una forzatura ideologica, ove si vuol trasformare il paese attraverso misure coercitive che hanno il fine di assorbire ed omologare quelle parti della popolazione mal digerita perché immessa durante l’ex impero sovietico.

La linea di demarcazione oltre la quale si viene tutelati e dall’altra parte no, coincide con la parte russofona che cade dalla parte dei reietti.  Tutto ciò per realizzare quella che viene descritta come l’ ‘Ucraina moderna’ .

Quindi i russi, così come i bielorussi, i polacchi, gli armeni, gli ungheresi e altri popoli, non rientrano nella protezione della legge. Sebbene nel 2001 durante il censimento più di 8 milioni 300 mila abitanti dell’Ucraina si definissero russi, e questo è più del 17 percento della popolazione del paese.

E’ innegabile che se a tutto questo aggiungiamo l’appartenenza alla Nato nella Costituzione, le esercitazioni con la Nato nel Mar Nero e una ostilità continua contro la Russia e le popolazioni del Donbass e della Crimea che ha contrassegnato gli ultimi anni, non è stata fatta una politica lungimirante e di buon vicinato.

L’opposizione ucraina, da tempo decimata con vari provvedimenti giudiziari – perché considerata ‘filo-russa’ -, così commentò la legge sui popoli indigeni: “È assolutamente chiaro che questo disegno di legge è diretto contro i russi, che considerano l’Ucraina la loro patria, che vivono qui. Contro gli ungheresi, che considerano l’Ucraina la loro patria, i romeni e tutte le minoranze che sono presenti nel nostro Paese e che, dopo l’adozione di questa legge, si sentiranno persone di seconda classe” (Yuriy Boyko, co-presidente della fazione Opposition Platform – For Life nella Verkhovna Rada dell’Ucraina).

VPNews

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Nota a margine

Tutti hanno diritto ma non i russofoni…

La legge definisce che “le popolazioni indigene dell’Ucraina, che si sono formate sul territorio della penisola di Crimea, sono i tartari di Crimea, i caraiti, i krymchak”.

“Il popolo indigeno dell’Ucraina – una comunità etnica autoctona che si è formata sul territorio dell’Ucraina ed è portatrice di una lingua e cultura distintive, ha organismi tradizionali, sociali, culturali o rappresentativi, autocoscienza di sé come popolo indigeno di L’Ucraina, costituisce una minoranza etnica nella sua popolazione e non ha una propria istruzione statale al di fuori dell’Ucraina”, afferma il documento.

La legge afferma per i popoli indigeni il diritto all’autodeterminazione in Ucraina e lo status politico nel quadro delle leggi e della costituzione ucraine, nonché “il diritto collettivo e individuale al pieno possesso di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”. La legge vieta la negazione dell’etnia o dell’identità etnica delle popolazioni indigene dell’Ucraina.

Secondo la legge, i popoli indigeni hanno il diritto di rispettare la rinascita e lo sviluppo delle loro tradizioni e costumi spirituali, religiosi e culturali, la conservazione del patrimonio culturale materiale e immateriale; determinazione dell’elenco dei propri luoghi e oggetti di significato religioso e culturale; restauro della sua toponomastica storica; cooperazione con le istituzioni educative per garantire lo studio della loro lingua, storia, cultura delle popolazioni indigene.

I popoli indigeni hanno anche il diritto, attraverso organismi rappresentativi, di creare i propri mezzi di comunicazione e di ricevere sostegno statale.

Inoltre, “i popoli indigeni possono dirigere parte delle entrate derivanti dall’uso delle risorse naturali situate sul territorio della Repubblica Autonoma di Crimea e Sebastopoli per i propri bisogni; per le prenotazioni dei rappresentanti dei popoli indigeni, vengono restituiti al territorio di Crimea, terreni agricoli e di altro tipo”.

Gli organi rappresentativi dei popoli indigeni possono partecipare alla loro rappresentanza internazionale.

La legge entra in vigore dal giorno della sua pubblicazione (fatta eccezione per la parte 3 dell’articolo 7, che definisce il diritto dei popoli indigeni a destinare parte del reddito derivante dall’uso delle risorse naturali ai bisogni dei popoli indigeni dell’Ucraina, che entra in vigore dopo il ritorno del “territorio temporaneamente occupato della Repubblica autonoma di Crimea e Sebastopoli” sotto la giurisdizione generale dell’Ucraina).

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