La Russia nel corso di questi ultimi mesi ha modificato la propria visione nei confronti dell’Ucraina (anche questo io l’avevo già evidenziato tempo fa). L’obiettivo russo è sempre stato quello di mantenere un’Ucraina integra ma “amica” o se non altro “neutra” ed ininfluente: ciò è successo più o meno in tutti questi 23 anni di indipendenza dell’Ucraina (dal 1991 a febbraio 2014).
Più o meno, diciamo, perché ci sono stati alti e bassi (come il periodo Yushenko e Timoshenko) nei rapporti tra Russia e Ucraina, ma nel complesso sempre improntati su un dialogo stretto di collaborazione, consapevolezza e tutto sommato accettazione da parte ucraina dell’influenza russa. Perché per la Russia era importante l’Ucraina integra? Perché nella logica geopolitica delle sfere di influenza è importante che lo stato cuscinetto sia il più grande possibile per tenere il più lontano possibile dai propri confini il nemico. Quindi per la Russia ciò corrispondeva ai suoi interessi nazionali.
Chebu (un altro frequentatore del forum ndr) giustamente ha parlato di “giochetto” che è stato “sfilato” dalle mani della Russia. Lui la butta giù in termini dispregiativi, dipingendo la Russia come il bambino viziato e cattivo, ma il concetto è corretto. Di “giochetto” si tratta. Solo che esso è stato anzitutto l’oggetto dell’interesse americano che davvero lo ha “sfilato” alla Russia e dunque la Russia ora si sta difendendo e sta cercando di porre rimedio a questa “carognata”.
Sì, perché se la mettiamo sull’aspetto del “gioco”, il bambino che ha cominciato a fare il cattivo per i suoi vizietti di prevaricazione è stato l’America (vedi Maidan e colpo di stato a Kiev); ora chiaramente anche il bambino che fino a poco fa era tranquillo (la Russia), essendo stato provocato, cerca di riappropriarsi del suo giocattolo. Di qui la mia conferma (e la legittimazione) che i russi adesso davvero stanno agendo sul campo in Ucraina.
Il “bambino” americano nella sua carognata ha forse però peccato di ingenuità, dimenticandosi che il giocattolo che stava rubando non era simile ad altri con cui si è “divertito” in altre parti del mondo: non era simile né il giocattolo, né il legittimo proprietario. L’Ucraina non è l’Iraq, né la Libia, neppure la Serbia… e il legittimo “proprietario” si chiama Russia. L’America non ha capito (o forse la cosa gli è sfuggita di mano, ma in ogni caso si tratta di un grosso errore strategico) che “giocando” in Ucraina, entrava nel giardino di casa russo, proprio dentro quel cortile che da sempre è sotto la protezione russa. Non ha fatto le dovute valutazioni sulla composizione del Paese, sulla sua reale “artificialità” (scusate il gioco di parole), sulle vere esigenze della gente e soprattutto sull’anima russa di cui è impregnata metà della popolazione di questo Paese.
E proprio questi aspetti stanno ora emergendo sempre più forti nei fatti di questi ultimi giorni.
Ecco che a questo punto la strategia russa è cambiata. Preso atto che il “giocattolino” intero non riesce più a riprenderselo, ha deciso di accontentarsi di quel pezzetto che più gli sta bene nelle mani, cioè il sud-est ucraino (e la Crimea). Questo cambiamento nell’ottica russa non era pianificato (come non era pianificata l’annessione della Crimea), ma si è sviluppato man mano che si evolvevano gli avvenimenti, fino al colpo di stato che ha rovesciato Janukovich. Ecco dunque che si spiega oggi la forte spinta della Russia verso la federalizzazione dell’Ucraina. Di questo ne parlo più sotto.
La Russia certo sta agendo ora sul campo, ma se gli sta riuscendo è perché ha dalla sua parte una “base” vera, reale, di popolo che vuole essere protetta dalla Russia, a maggior ragione ora che si sente sempre più abbandonato e tradito dal governo nuovo di Kiev. Tempo fa evidenziavo che le proteste ad est erano ancora deboli, ma nel corso di queste ultime settimane questo governo di Kiev ha tirato troppo la corda facendo traboccare il vaso della pazienza e dell’indifferenza della gente russofona dell’est. Gente che adesso è iniziata a scendere davvero nelle strade e a rivendicare le proprie ragioni.
Leggere le cose in questo modo significa accettare che il mondo ahimè, ancora nel 2014, va avanti con la logica del passato, delle sfere di influenza, degli interessi nazionali, e che tutti i bei discorsi idealisti (europeisti) non sono altro che parole al vento che si scontrano, e che si scontreranno sempre finchè esisteranno gli stati, con la realtà e gli interessi che dividono e separano le genti, i popoli, le Nazioni e gli Stati. È sempre stato così nella storia del mondo e dei popoli, e sempre sarà così.
Questo è il mio pensiero e io riconosco la validità di questa visione del mondo, perché essa è umana e reale… ci si può nascondere dietro gli specchi dell’idealismo… ma la realtà, al di là della globalizzazione che investe la sfera delle mode, della finanza e dell’economia e ha quindi una traiettoria orizzontale, è ancora quella del valore della geopolitica che ha invece una traiettoria verticale, di separazione. Se al capitalismo ideologico oggi non rinuncia nessuno (purtroppo), all’appartenenza ad una Nazione, ad una unione economica, ad un sistema di principi o ad una alleanza militare oggi qualcuno rivendica ancora la propria volontà di decidere, di scegliere. Questo è il caso della spaccatura in Ucraina di oggi.
2. L’Ucraina non esiste.
La mia affermazione è forte, ma è vera. Lo dico con tristezza, ma è così. E lo dico proprio io che vivo in Ucraina da 9 anni e che sono affezionato a questo “surreale” Paese. Paese che da subito, 9 anni fa mi colpì per la sua stranezza a partire dall’aspetto linguistico: ricordo ancora quando mi capitava di guardare gli spettacoli in televisione e vedevo i due presentatori, uno che parlava in ucraino e l’altro che gli rispondeva in russo; stessa cosa nella quotidianità, quando capita di sentire dei dialoghi tra persone dove uno parla in russo e l’altro gli risponde in ucraino. Quegli aneddoti allora mi incuriosivano e mi divertivano. Adesso comprendo la situazione assurda un po’ meglio…e mi ci sono da tempo abituato E non sto ora ad elencare le “vere” e sostanziali problematiche che dividono l’ovest del Paese dal sud-est. Di questo ne abbiamo parlato tante volte decine e decine di post fa! L’Ucraina è uno stato artificiale, e anche di questo ne abbiamo già detto; la storia di questo paese dalle sue origini nel XI secolo ad oggi parla chiaro. Nell’ultimo mezzo secolo è potuto stare unito con i confini che aveva solo in virtù dell’appartenenza all’Unione Sovietica – di un macro-stato cioè che superficialmente era federato, ma sostanzialmente era centralizzato, e così è stato per 46 anni (dal 1945 al 1991; prima del 1945 l’ovest Ucraina NON era URSS e dunque NON si può parlare di Ucraina coi confini di oggi).
Dopo l’indipendenza, nel 1991, è potuto stare unito solo a due condizioni, una interna ed una esterna: internamente che ci fosse un “uomo di sintesi” al potere, che potesse in qualche modo mantenere compatto il Paese bilanciando gli interessi dell’ovest filoeuropeo e antirusso e dell’est russofono. Così è stato con Kravchuk (primo presidente), con Kuchma, tutto sommato con un po’ di alti e bassi con Yushenko e poi con Yanukovich. Dal punto di vista esterno la condizione è sempre stata la “sottomissione” alla Russia, al “fratello maggiore” o per lo meno il riconoscimento e l’accettazione che una vera e propria politica estera e di difesa autonoma e indipendente l’Ucraina non la doveva avere, e le linee guida dovevano sempre essere discusse e stabilite con la Russia. In questo modo riconoscendo di fatto la giustezza del legame post-sovietico che sanciva la continuazione della geo-politica sovietica nei territori slavi ex-sovietici, pur in un contesto di nuovi stati indipendenti.
Queste due condizioni hanno di fatto permesso all’Ucraina di esistere entro i suoi confini per 23 anni, ma hanno rimarcato il “surrealismo” e l’assurdità di questo Paese. Di fatto Est e Ovest Ucraina sono sempre state separate e diverse, nessun governante ucraino in questi anni ha mai provato ad “unificare” il Paese promuovendo una vera integrazione. Mi viene in mente adesso una cosa, apparentemente sembra una banalità, ma io l’ho provato e lo vedo nel mio lavoro perché sono sempre in viaggio.
Prima ho tirato in ballo la lingua, ora penso alle strade… sì, banalmente le strade che in questi anni, a parte qualche raro caso in previsione degli Europei del 2012, non sono mai state ristrutturate e, anche se ciò pare paradossale, pure questo ha contribuito a mantenere diviso questo enorme paese (da ovest a Est, circa 2000 km); penso alle infrastrutture… si parla ora della Crimea, ma proprio la Crimea, per esempio, in tutti questi anni è stata praticamente abbandonata a sé stessa dal governo centrale di Kiev, non un investimento, non infrastrutture, non una valorizzazione, nulla!
Ma in fondo per “unificare” mentalmente e concretamente un Paese occorre o la forza che fa da collante finchè dura con la sottomissione del popolo (regime autoritario); o delle radici comuni (nella storia, nell’arte, nella letteratura, nei miti, negli eroi, nella religione, nella lingua, ecc.) sentite e condivise dalla popolazione, che si traducono nella “volontà” di un popolo di essere unito.
Nei 23 anni di Ucraina indipendente non c’è stata né l’una cosa, né l’altra. La forza non è mai stata usata dai governanti del paese che più che altro hanno sempre perseguito i loro personali interessi vivendo e promuovendo la corruzione e lasciando il paese nella povertà (non si può certo parlare di Yanukovich come di regime autoritario, semmai di regime corrotto, ma in ogni caso di un potere debole); le radici comuni neppure fanno parte del patrimonio di questo paese: dalla Kievskaja Rus’ da una parte si sono sviluppati gli slavi occidentali (miscuglio coi polacchi e lituani), dall’altra quelli orientali che hanno poi originato l’etnia russa (con tutte le varie peripezie e i miscugli mongoli, tatari, ecc.).
E nel corso dei secoli queste due componenti slave hanno praticamente sempre vissuto separate, avuto storie statali diverse fino ad arrivare al 1945 quando si sono “sulla carta” riunite nella cd Repubblica sovietica di Ucraina. Ma appunto una creazione artificiale, uno stato che poteva stare insieme perché parte di un macro-stato centralizzato.
L’Italia pure ha una storia controversa e particolare e ci ha messo ben più di 1000 anni prima di tornare unita; essa pure era divisa in vari staterelli, ma la radice era unica, l’italianità c’era nelle anime sia del popolo che stava sotto i Borboni sia di quelli dei Savoia; e poi la letteratura, la lingua, l’origine del latino… e poi la morfologia del territorio che ha “donato” all’Italia la fortuna (o sfortuna per la sua vulnerabilitа data dai mari che la circondano) di essere penisola circondata e chiusa a nord dalle Alpi… e poi la “Volontà” del popolo… insomma il popolo Italiano ha de sempre cercato e voluto l’unità. Ha lottato, altro che Ucraina… che si è ritrovata così, di colpo, a subire un’indipendenza e NON a cercarla!!
3. La federalizzazione.
Se l’Ucraina oggi si sta avviando verso questo nuovo assetto statale è in conseguenza a due fattori principali. Da una parte la nuova visione strategica russa, di cui ho parlato sopra, che vede ridimensionato il suo “stato cuscinetto”, ma lo stesso necessario; dall’altra la catastrofica azione politica demolitoria che ha avviato questo governo ad interim di Kiev del dopo colpo di stato.
Purtroppo io credo che se da una parte la federalizzazione potrebbe tamponare l’emorragia e stabilizzare la situazione, dall’altra essa costituirebbe l’anticamera della secessione. È solo questione di tempo.
Sull’aspetto della geopolitica ne ho parlato sopra, ora mi soffermo sulle gravi responsabilitа del governo di Kiev che stanno portando il paese nel migliore dei casi alla federalizzazione.
In una frase sola si potrebbe dire che la volontà del governo di Kiev NON coincide con la volontà dell’intero popolo; cioè una metà della popolazione (quella russofona) che vive nel territorio ucraino non si sente rappresentata, né ascoltata, né tutelata! L’attuale governo di Kiev NON rappresenta il paese interamente. L’orientamento europeo e chissà magari un domani verso la Nato, la repressione verso la parte russofona del paese, la deriva estremista ed intollerante che ha portato a legalizzare certi gruppi paramilitari e a sempre più frequenti azioni brutali (come quella del pestaggio di ieri del candidato a presidente Tsarev), l’indecisionismo di potere che si riflette sull’instabilità della vita dello stato e delle sue procedure (vedi i mancati pagamenti egli stipendi, ecc.) e sull’insicurezza nell’ordine pubblico, la perdita di tempo nella questione costituzionale, la paralisi della vita parlamentare, la brutale aggressione contro i partiti legati al vecchio regime e contro i simboli che rappresentano ancora per molti dei valori (vedi gli attacchi alle sedi e ai membri del partito delle regioni e del partito comunista ucraino; vedi gli attacchi e le distruzioni ai simboli sovietici)… aggiunte alla paralisi economica (questa che è conseguenza di politiche sbagliate e della corruzione precedenti, situazione che però adesso sta precipitando), sono tutti aspetti che stanno contribuendo alla dissoluzione di questo paese.
Io non dico che bisogna buttare via l’esperienza di Maidan, ma occorre essere realisti e giusti. Essa è valida per lo più per chi ha condotto Maidan, per quella parte di popolo che vuole l’Europa, che si sente mentalmente legata ai principi europei… ed è giusto che allora quella parte vada verso l’Europa; ma a questo punto bisogna però riconoscere che esiste nel Paese un’altra parte che invece NON si riconosce in quei valori e che vuole restare sotto l’influenza russa, perché si sente russa!
Allora l’unica soluzione possibile ora sembrerebbe proprio quella dell’assetto federale. Ma ciò, ripeto, durerà finchè durerà. Perché un’Ucraina federale corre il rischio altissimo di spaccarsi per sempre.