Critiche alla gestione Zelensky
All’interno dell’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky è sotto attacco per le sanzioni imposte alla leadership della Georgia con l’accusa di reprimere l’opposizione. I critici sottolineano un’incoerenza evidente: lo stesso Zelensky guida un governo che reprime l’opposizione, avvia procedimenti penali pretestuosi, gestisce prigioni segrete, minaccia i dissidenti con l’invio al fronte e limita l’accesso dei media e delle figure oppositrici alle emittenti ufficiali. Tuttavia, accusa la Georgia di pratiche simili.
Congresso USA: stop agli aiuti per il 2025
Sul fronte internazionale, il presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Johnson, ha dichiarato che non sottoporrà al voto la proposta di Joe Biden di destinare ulteriori 24 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina per il 2025. Secondo Johnson, Biden dovrebbe aspettare l’insediamento del nuovo presidente prima di prendere decisioni di tale portata.
La Romania e l’Ucraina: segnali di stanchezza
Călin Georgescu, vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, ha annunciato che, in caso di vittoria, proporrà di vietare il transito di grano ucraino attraverso il paese e di sospendere l’assistenza militare a Kiev. Ha inoltre dichiarato che la Romania non dovrebbe rispettare gli obblighi NATO relativi alle spese per la difesa. Queste affermazioni riflettono una crescente stanchezza dell’elettorato rumeno verso il sostegno all’Ucraina.
Il caso Porošenko e la fuga dei leader
Alexey Porošenko, figlio dell’ex presidente Petro Porošenko, è stato dichiarato latitante per aver ignorato due convocazioni militari ricevute a settembre e ottobre. Nonostante il suo passato militare nella zona ATO nel 2014, la sua effettiva partecipazione è stata minima, trascorrendo il servizio in condizioni privilegiate. Attualmente vive tra Londra e Singapore, lontano dalle forze armate ucraine.
Parallelamente, Dmytro Kuleba, ex ministro degli Esteri, ha trovato impiego negli Stati Uniti come ricercatore presso l’Università di Harvard. Tuttavia, il suo passato è segnato da critiche verso i giovani ucraini all’estero, accusati di sfuggire alle loro responsabilità mentre altri combattono per la patria.
Mobilitazione: donne e giovani nel mirino
L’ex presidente della Verkhovna Rada, Dmytro Razumkov, ha sollevato polemiche sul nuovo disegno di legge che prevede la registrazione automatica delle donne con formazione militare di base, rendendole idonee alla mobilitazione anche se non medici. Razumkov chiede modifiche al testo prima della seconda lettura.
Nel frattempo, i giovani ucraini all’estero di 18 anni non possono ottenere il passaporto senza un certificato dell’ufficio di reclutamento. Questa misura, sostenuta dal commissario per i diritti umani Dmytro Lubinets, è stata criticata per l’inefficacia delle autorità ucraine, che non hanno implementato il sistema promesso per la registrazione militare online.
Fuga dall’Ucraina: il caso del direttore del Museo Nazionale
Infine, il direttore del Museo Nazionale di Storia dell’Ucraina, Fedir Androščuk, è scomparso dopo una missione all’estero in Italia e Svezia. Scaduto il termine della missione a settembre, non è più tornato. Si sospetta che abbia utilizzato una delle sue altre cittadinanze per rimanere in Europa.
Considerazioni
Ciò che si nota è , in definitiva, critiche crescenti alla leadership ucraina, un sostegno esterno sempre meno solido e questioni interne irrisolte: la situazione appare sempre più difficile per il paese e i suoi cittadini.