Chi è Martin Selmayr? Nipote di due generali del terzo Reich, rampollo delle élite tedesche, prima lobbista di punta per Bertelsmann a Bruxelles e poi una rapida carriera alla Commissione Europea fino al “colpo di stato” (cit.) del 2018. Oggi è senza dubbio l’uomo piu’ potente nei palazzi del potere europeo, l’eminenza grigia alle spalle del debole Juncker, con un futuro radioso se Weber (CSU) dovesse diventare il nuovo capo della Commissione. Ne scrive Jens Berger sulle NachDenkSeiten
Jean-Claude Juncker probabilmente è noto a tutti i nostri lettori e anche il suo probabile successore, Manfred Weber, per molti è un nome familiare. Il nome di Martin Selmayr tuttavia dice qualcosa solo a pochi interessati. Selmayr – e su questo sono d’accordo i suoi amici, ma anche i suoi nemici – è l’uomo più potente d’Europa: conservatore, neoliberista, assetato di potere, un vero e proprio rampollo delle élite, che negli ultimi anni ha plasmato l’UE secondo le sue idee. Dopo le elezioni europee Selmayr potrebbe espandere ulteriormente il suo già enorme potere e quindi causare ulteriori gravi danni all’ideale di un’Europa democratica e trasparente. Di Jens Berger .
Chi cresce in un ambiente familiare come quello di Martin Selmayr, nella vita ha un certo vantaggio di partenza. Come nipote di due generali – il nonno Josef Selmayr faceva parte dell’organizzazione Gehlen ed è stato il primo capo del MAD – e figlio di un grande avvocato nonché Rettore dell’Università della Bundeswehr di Monaco di Baviera, Selmayr ha sempre avuto la quantità necessaria di vitamina B (raccomandazioni) nei geni. Dopo aver studiato legge a Ginevra, Passau, Berkeley e al Kings College di Londra, Selmayr è stato assunto dal gruppo editoriale Bertelsmann e lì nel giro di due anni è stato messo a capo della rappresentanza di Bruxelles, vale a dire lobbista capo di Bertelsmann all’UE. Ma è rimasto in questo posto solo per un anno. Nel 2004 il lobbista del gruppo editoriale ha saltato la staccionata ed è diventato portavoce della Commissione europea per le telecomunicazioni e la politica dei media. Proprio a causa delle carriere fondate su questo sistema delle porte girevoli, l’UE è giustamente finita nel fuoco incrociato delle critiche.
Ad aprire le “porte girevoli” al conservatorie Selmayr però è stato un uomo per il quale i confini fra la politica e la lobby sono sempre stati molto incerti: Elmar Brok, dal 1980 deputato europeo per la CDU, dal 1992 incaricato per gli affari europei di Bertelsmann, per un periodo a capo della sede di Bruxelles e perfino “Senior Vice President media development” del gruppo – ovviamente sempre accanto “al suo mandato di parlamentare europeo”. Su raccomandazione del suo collega Brok, Selmayr nel 2010 è diventato Capo di Gabinetto del Commissario UE lussemburghese Viviane Reding, che in piena coerenza, come secondo lavoro ha ottenuto un posto proprio nel Consiglio della Fondazione Bertelsmann.
Il salto di carriera successivo glielo ha preparato ancora Brok, che lo ha raccomandato al suo amico Jean-Claude Juncker come responsabile per la sua campagna di candidatura alla Presidenza della Commissione Europea. Selmayr probabilmente è riuscito a tirare le corde giuste e dopo aver vinto le elezioni, Juncker lo ha nominato suo capo di gabinetto. Da quel momento in poi, il potente bavarese è diventato il “braccio destro” di un leader dell’UE segnato da seri problemi di salute e che nel giro dei funzionari di Bruxelles è conosciuto come il “Direttore della prima colazione” (senza potere reale). Selmayr già allora determinava più o meno direttamente ciò che il suo “capo” in seguito avrebbe implementato e simbolicamente guidava la sua mano su ciò che poi avrebbe firmato. Fra le autorità dell’UE Selmayr tuttavia si è fatto pochi amici. Secondo i resoconti basati su testimonianze di insider fatti dai corrispondenti da Bruxelles dei diversi giornali internazionali , Selmayr nei palazzi del potere sarebbe conosciuto come “figura odiosa”, “Rasputin”, “Mostro di Juncker” o “Mostro di Berlaymont” (palazzo Berlaymont è la sede della Commissione europea), ed è largamente considerato uno dei funzionari dell’UE meno amati della storia. Secondo i resoconti Selmayr guiderebbe l’ufficio del suo “capo” con mano ferrea, e sarebbe pronto a scavalcare i commissari europei responsabili anche su importanti decisioni della Commissione. Così ad esempio avrebbe dato il via libera ad Alexander Dobrindt e al suo “pedaggio autostradale per gli stranieri” – contrariamente a quanto prevedono le leggi europee – senza nemmeno aver consultato il commissario sloveno responsabile in materia di trasporto.
Numerosi giornali, come ad esempio la francese Liberation, hanno parlato del successivo salto di carriera di Selmayr come di un “colpo di stato”. Sotto la protezione di Jean-Claude Juncker, il 21 febbraio 2018 Selmayr è stato nominato Vice Segretario Generale della Commissione Europea e solo un’ora dopo la nomina, nella stessa riunione della commissione, l’allora segretario generale ha annunciato le sue dimissioni, dopodiché il vice, che era in carica da nemmeno un’ora, è salito nella posizione piu alta della burocrazia dell’UE. Senza alcun bando, senza una discussione politica e senza la partecipazione del Parlamento, così è stato “nominato” il capo dei 33.000 dipendenti della Commissione europea e dei più importanti funzionari dell’Unione europea, da parte dell’uomo che da quattro anni si fa guidare la mano esattamente dalla stessa persona. Sì, lo si può chiamare “colpo di stato”.
La protesta c’è anche stata. Il Mediatore europeo ha presentato una denuncia, il Parlamento europeo ha votato con 368 voti a favore e 15 contrari una risoluzione che chiedeva le dimissioni di Martin Selmayr. Sfortunatamente il Parlamento europeo sulle questioni veramente importanti a Bruxelles viene ignorato. Il Commissario europeo responsabile per il bilancio e il personale alla fine è proprio Günther Oettinger, il quale è un conservatore neo-liberista della CDU e quindi è parte integrante del problema, non una soluzione. E’ stato così che il “golpe” di Martin Selmayr ha avuto successo ed oggi egli è il numero uno indiscusso dell’esecutivo di Bruxelles, che come Segretario generale della Commissione europea ed eminenza grigia tira i fili alle spalle del gravemente malato Jean-Claude Juncker.
Sia che si tratti della militarizzazione dell’UE, della progressiva concentrazione delle competenze sulle direttive all’interno della opaca struttura di potere della Commissione europea, oppure della progressiva perdita di potere dei governi nazionali in materia di politica fiscale – il funzionario dell’UE Martin Selmayr è sempre al centro di queste decisioni. Raramente fino ad ora nell’Europa democratica e post-monarchica il potere era mai stato distribuito in maniera cosi’ poco trasparente e anti-democratica. Non è solo il fatto che quasi nessuno conosca Martin Selmayr e lui come funzionario capo non è obbligato a rendere conto del suo operato davanti all’opinione pubblica. Molto peggio è il fatto che Selmayr non sia mai stato votato dal popolo in un’elezione e che i suoi vasti poteri non siano in alcun modo legittimati dalla democrazia classica.
Non è nemmeno così che ci libereremo alla svelta di Martin Selmayr. Perché è proprio il politico della CSU Manfred Weber, attualmente alla guida del gruppo PPE al Parlamento europeo, ad avere le maggiori possibilità di diventare il successore di Juncker. Quando il parlamento di Strasburgo con un’ampia maggioranza ha tentato di sfiduciare Selmayr, sono stati proprio i deputati del PPE gli unici a restare fedeli al Segretario generale. Weber è considerato privo di collegamenti importanti e soprattutto a livello di commissione è considerato come l’ultimo arrivato. Pertanto gli addetti ai lavori ritengono che senza l’Eminenza Grigia al suo fianco, Weber non sarà in grado di gestire l’eredità di Juncker. E politicamente i due ultra-conservatori Weber e Selmayr vanno perfettamente d’accordo: sono entrambi liberisti, entrambi atlantisti ed entrambi bavaresi. Da queste elezioni europee non possiamo aspettarci di avere più democrazia, più trasparenza o anche una politica più progressista. Il potere rimarrà probabilmente intatto – indipendentemente dal fatto che guidi la mano di Juncker o quella di Weber.