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Si è celebrato in Aleppo, nei giorni precedenti il Natale, l’anniversario di un anno dalla liberazione. Un evento festeggiato con giubilo dagli abitanti, nonostante il rancore di quelli che sono stati espulsi (un esempio qui) e la stizza dei commentatori che virgolettano la parola ‘liberazione’ e preferiscono parlare di ‘caduta’, avendo sperato che Aleppo diventasse la capitale della propagata ‘Siria-Libera’.
Ringraziamo il volontario bretone Pierre le Corf che ci racconta con la consueta franchezza, incurante delle ingiurie di cui la stampa filo-ribelli lo ha ricoperto, come stanno le cose nel vissuto di chi è sul posto.
Ora pro Siria
Ringraziamo il volontario bretone Pierre le Corf che ci racconta con la consueta franchezza, incurante delle ingiurie di cui la stampa filo-ribelli lo ha ricoperto, come stanno le cose nel vissuto di chi è sul posto.
Ora pro Siria
(trad. Gb.P.)
Ecco, ad un anno dalla liberazione di Aleppo (ed io soppeso bene le mie parole quando dico liberazione), si è tentato di “tagliarmi la testa” l’anno scorso scrivendo articoli vergognosi su di me per screditare il mio racconto, screditare me o il mio lavoro. … Lo ripeto come l’anno scorso e lo ripeterò, nessuno di quelli che sono qui che hanno vissuto la guerra ad Aleppo Ovest o un poco in Aleppo Est, si figureranno per un solo secondo “una caduta”. Quindi continuate, insultatemi, ma questo non cambierà la storia, perché il tempo parlerà. La vita rivive qui, anche se la città rimane quotidianamente un bersaglio per coloro che portano sempre la “libertà” a colpi di razzi.
Avevo pubblicato la fotografia di questa bandiera nera dalla finestra di una famiglia che ho visitato all’epoca quando France 2 (Emittente TV francese) aveva fatto il suo piccolo reportage su Aleppo Ovest https://www.facebook.com/heroesworldtour/videos/1211332675598163/.
Questa bandiera sventolava quasi ovunque, in ogni quartiere “ribelle”, dal momento che sì, NOI eravamo sotto assedio, noi avevamo solo una strada che i terroristi (i ribelli) a volte conquistavano tramite auto con a bordo jihadisti suicidi, di questo nessuno ha mai parlato quando ad esempio nel 2014 l’assedio fu totale per 6 mesi e gli 1,3 milioni di persone venivano affamate e ancora peggio.
Questa bandiera sventolava quasi ovunque, in ogni quartiere “ribelle”, dal momento che sì, NOI eravamo sotto assedio, noi avevamo solo una strada che i terroristi (i ribelli) a volte conquistavano tramite auto con a bordo jihadisti suicidi, di questo nessuno ha mai parlato quando ad esempio nel 2014 l’assedio fu totale per 6 mesi e gli 1,3 milioni di persone venivano affamate e ancora peggio.
Ciò di cui avete avuto testimonianza in occidente è l’assedio dell’assedio, quando l’esercito ha accerchiato l’assedio dei terroristi, fino alla liberazione della città. Ogni giorno quando cammino per la strada i ricordi si riaffacciano alla mia vista, come quelle schifezze che cadevano, quei proiettili esplosivi, quei razzi, quei colpi di mortaio inviati gratuitamente per uccidere e costringerci a partire. E’ stato un massacro tanto per l’Ovest che per i ricordi delle famiglie con cui lavoro nei vecchi quartieri dell’Est durante i bombardamenti dell’aviazione, quando le persone non potevano fuggire dai quartieri Est pena l’esecuzione da parte dei “ribelli”; o un bambino che mi ha detto di aver mangiato delle spugne, mentre c’erano tonnellate di pacchi alimentari custoditi dai terroristi per tenere l’assedio il più a lungo possibile, pacchi di cui ho pubblicato le immagini; torture ed esecuzioni pubbliche dei molteplici tribunali islamici che facevano funzione di governo, di cui ho pubblicato le testimonianze video… Più i bombardamenti dell’aviazione uccidevano, più questo finiva: è triste e potrebbe sembrare irreale e atroce, ma non ho motivo di mentire. Siamo stati liberati, sia la parte Ovest che quella Est.
Ora si tratta di avanzare verso il futuro, un immenso lavoro di ricostruzione, di scommesse sul futuro… ma la gente è ferita. I bambini, i giovani con cui lavoro hanno vissuto così tanto dolore… hanno visto famigliari e amici morire, alcuni sono scappati, alcuni sono annegati in mare, e se con la mia esperienza di vita io ho imparato a convivere con i bombardamenti dei terroristi, quando in certi giorni ci toccava correre per vivere, gli incubi di notte… l’impatto su di loro è stato enorme. “Facciamo finta di no, ma la guerra c’è, lei brucia di dentro ed io brucio vivo” è una frase di un ragazzino di 12 anni su una delle sue pagine.
Come in qualsiasi Paese, l’opposizione che ha imperversato durante questi ultimi anni esiste in tutto il mondo e supera le frontiere, un’opposizione che ha le sue ragioni per detestare questo governo, non tutti sono terroristi … ma sul terreno, qui in Siria è diverso, la gente dell’Est per la maggior parte era ostaggio di questo attivismo asservito al puro profitto militare. Ognuno è libero di avere un’opinione, ma quello che certi di voi non sembrano realizzare è che qui, da una parte e dall’altra siamo stati ostaggi delle vostre opinioni che non erano altro che benzina usata per una guerra telecomandata a distanza dove la vostra approvazione era essenziale. Io rispetto ogni storia e ogni opinione, ma se mai avevate sperato di vedere un giorno Aleppo presa dai gruppi armati, al di là della vostra posizione o opposizione politica, la vostra speranza era criminale nei confronti delle persone, della loro realtà … e non dell’immagine stereotipata che vi è stata venduta da commentatori e giornalisti seduti dietro le tastiere tesi al perseguimento di un’agenda o di scoop sensazionalistici.
L’unica cosa sperata qui è la pace, e se qualcuno ha dei dubbi, venite a vedere di persona e parlate con persone che hanno vissuto da entrambe le parti; non ho nulla da guadagnare pubblicando tutto ciò, se non spingervi a rimettere in discussione la vostra percezione di ciò che è stato studiato e finanziato per ficcarsi più facilmente nella vostra testa e spingervi a legittimare questa guerra che non ha altro scopo che quello di far cadere il Paese, come tutti gli altri prima della Siria.
Pierre Le Corf We are superheroes
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