A un anno dalla morte di monsignor Giuseppe Nazzaro, una testimonianza dalla sua Siria

Un altro anniversario della morte di Mons. Nazzaro.. un’altra occasione per rinnovare tutta la gratitudine del cuore per quanto abbiamo ricevuto da lui.
Come non rimpiangere la sua capacità di discernimento sui fatti e sulle cose, oggi che le sue opinioni sono rilanciate da tanti, oggi che finalmente -dopo tante vicende- chi vuole può aprire gli occhi sulla realtà di quanto accade in Siria?

Non era certamente ingenuo, o compiacente, Mons. Giuseppe, quando diceva sapendo di esagerare “in quale paese si sta meglio che in Siria?”. Semplicemente, sapeva prevedere il disastro che ora tutti abbiamo sotto gli occhi.

“Troppo di parte”, si è detto di lui. Questa affermazione, con cui si chiude la bocca alla testimonianza di tanti cristiani siriani, è ridicola, perché sarebbe interessante sapere chi non è di parte, o può non essere di parte, in tutta questa storia.  All’accusa “ci si ostina a difendere i propri privilegi di cristiani, incuranti di chi paga il prezzo”, rispondeva: la sopravvivenza non è un privilegio, l’ottenere il rispetto come cittadini, come minoranza, non è un privilegio. E non è vero che i cristiani non si curano delle altre minoranze, che si interessano solo a se stessi.

Perchè chi conosce la Siria sa che è un destino unico, per tutti : o la coabitazione o la dissoluzione del paese come tale. Cioè della convivenza e della lunga storia di coesistenza delle differenze, che oggi è un valore sempre più raro nelle nostre società.

Altrimenti come si spiegherebbe che una buona parte di sunniti abbiano scelto comunque di sostenere l’unità nazionale, e che molti abbiano pagato con la vita la loro scelta? A questa domanda una volta o l’altra si dovrebbe pur cercare di dare una risposta…

Ci sono state molte sofferenze e abusi, nel paese, e va tutto il rispetto e il sostegno a chi ha subito violenza ingiustamente. La Siria doveva e deve cambiare, Monsignor Nazzaro stesso lo diceva, e i cristiani di qui non sono così stupidi o cinici da non saperlo o non volerlo. Ma il cambiamento doveva venire dall’interno, dai siriani stessi, non dagli interessi corrotti di paesi stranieri alla Siria.

I cambiamenti veri si fanno offrendo opportunità di crescita, non distruggendo tutto il possibile e rubando le risorse di un paese.. Si fanno creando opportunità di scambio, di contatto con altre realtà…non chiudendo le frontiere con le sanzioni, che tolgono il lavoro e alimentano le mafie… Si fanno con la cultura vera, il pensiero libero, da diffondere e incrementare, non con l’informazione menzognera .

Così replicava a quelli  che gli dicevano “ah, in Siria non era possibile fare nessun progetto educativo, non era permesso.” : forse non si potevano portare libri o scuole…. ma com’è che sono riusciti a far entrare in Siria quintali e quintali di armi, di esplosivi, e quant’altro, a scavare tunnel per anni … e libri e cultura e progetti niente? Per quelli, sì, forse valeva la pena di infrangere le regole, osare un po’ di più…anche “sfidare” qualcuno se necessario….

Certo, a patto che si avesse a cuore veramente la crescita di un popolo, e non piuttosto il desiderio di trarre profitto dalla sua distruzione.. come sempre denunciava coraggiosamente Monsignor Nazzaro.

Tanti, ormai, stanno dicendo questo, e sono persone più accreditate di noi, siriani e non, cristiani e non… E niente cambia. I nostri paesi occidentali continuano con le loro politiche asservite alla logica di chi tira le fila. Vogliamo liberare la Siria e siamo schiavi. Esiste una informazione che rivela e fa conoscere ormai molte cose…e l’Occidente continua ad aggiungere sanzioni !

Purtroppo, anche in ambito cattolico, si leggono articoli che fanno veramente male al cuore, e per fortuna a noi ne arrivano pochi. E spiace dirlo, ma ci si appella anche ai buoni sentimenti della gente- buoni sentimenti veri, sinceri- utilizzati per una distorsione del giudizio che ci dovrebbe almeno spaventare.

Ad esempio l’orrore – giusto, sacrosanto- di fronte alla morte dei bambini…. che però non sono “tutti” i bambini, ma solo quelli di una parte.. fatti morire così due volte, perché usati e abusati sulle copertine dei giornali. Ed anche gli appelli per il cessate il fuoco ( può sembrare cinico) diventano facilmente equivoci, manipolabili, se non ci si accorge che le armi che si usano le vendiamo noi, passano per la nostre frontiere, sono comprate con i nostri finanziamenti, o in scambio del petrolio che ci fa comodo, e così via…

Dopo aver riempito un paese di armi efficienti e sofisticate, dopo aver acceso il fuoco di un odio reciproco fra fratelli, dopo aver illuso tanti che il miglioramento potesse arrivare dalla lotta armata, dopo aver addestrato ed equipaggiato e ben pagato per far guerra… dopo aver distrutto il futuro di tutti ( perché chi ha lottato e chi ha subìto, che prospettive reali ha davanti a sé, in un paese completamente distrutto?) adesso si dice: cogliete un fiore, e fate la pace, in nome dei principii umanitari?

Dobbiamo cambiare molte molte cose in Occidente se si vuole che cessi il fuoco in Medio Oriente… a partire dalle nostre parole.
Sì, davvero Monsignor Giuseppe sapeva vedere più in là…

E noi, che molte volte gli abbiamo suggerito di essere più diplomatico, se voleva essere ascoltato, lo ricordiamo con gratitudine, perché ci ha aperto gli occhi su molte cose, e per la Siria ha messo tutto il suo cuore di padre. Senza proprio nessun privilegio.

le sorelle trappiste siriane

fonte Ora Pro Siria  – #Siria #Nazzaro

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