[su_panel shadow=”0px 2px 3px #eeeeee”]Alcuni amici hanno preso l’iniziativa di scrivere il giudizio/appello che segue, che condivido pienamente. Me lo hanno proposto per un aiuto a divulgarlo sui social e in rete, lasciando poi alla sensibilità ed alla creatività di ognuno di utilizzarlo per sensibilizzare chiunque può dare un aiuto in proposito, sperando che si raccolga la problematica e si apra un dibattito su questo genere di diritti sempre più spesso disattesi ed ignorati.
(Vietato Parlare)[/su_panel]
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″]CONTRO I DIRITTI NEGATI DEI MALATI UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'[/su_heading]
In una società civile come la nostra, con alle spalle millenni di cultura, diritti come l’istruzione e la salute sono temi di fondamentale importanza. Si assiste sempre più spesso ad un atteggiamento del personale sanitario che nega al paziente il riconoscimento della propria dignità e del suo diritto alla privacy, eppure ogni paziente ha diritto al rispetto del pudore del proprio corpo. Il pudore, infatti, non è vergogna del corpo ma esaltazione della sua dignità e testimonianza che non può essere ridimensionato al solo aspetto biologico.
In ospedale se una donna chiede di essere assistita per la sua igiene personale da un operatore socio sanitario donna, spesso Ia risposta è “non fateci perdere tempo, fateci fare il nostro lavoro”, di fatto non solo negando i diritti della donna ma anche insinuando la convinzione che non ci sono diritti ma solo regole da rispettare. Dovrebbe esserci invece attenzione alla persona e ci si riferisce non alla visita medica, agli esami o alla somministrazione di terapie in cui sono coinvolti medici ed infermieri ma a tutti quegli atti che più degli altri vengono vissuti come una violazione della propria intimità, relative all’attività di igiene personale, all’inserimento del catetere, ecc.
E’ certamente più facile trovare soluzioni che ignorano i diritti dei pazienti, che cercare soluzioni per i pazienti. E’ una questione di mentalità, la stessa per cui alcuni ospedali hanno iniziato a ricoverare nella stessa stanza uomini e donne: nessuna distinzione di genere nell’assistenza o nella disposizione delle camere. Questa mancanza di rispetto nei confronti delle donne e degli uomini ricoverati in ospedale non deve essere taciuta o minimizzata .
Questi diritti si avvertono in maniera più forte constatando che, se da una parte si nega l’identità sessuale (che è un elemento costitutivo della persona), dall’altra si ha un atteggiamento opposto nei confronti delle pazienti musulmane, a cui si arriva ad offrire persino una sala operatoria con personale esclusivamente femminile. Non per rispetto della loro religione perché allora si dovrebbe rispettare anche quella cristiana, eppure le suore e i cristiani in generale non hanno un trattamento diverso.
Né lo si può giustificare con il rispetto di una diversa cultura e quindi di un senso del pudore fortemente radicato, perché la persona ricoverata in ospedale percepisce in maniera forte la necessità di vedere rispettato il pudore del proprio corpo, in un momento in cui avverte la propria fragilità e dipendenza dagli altri.
La normativa nazionale per tutelare la dignità del malato e la sua privacy è generica e viene spesso disattesa, stante anche il concetto di ospedale che non è pensato attorno alla persona, la cui unità corpo-mente viene riconosciuta oggi anche dalla medicina psicosomatica. Si potrebbe obiettare che nella sanità ci sono problemi ben più gravi ma la malasanità affonda le sue radici proprio nella scarsa attenzione al valore della persona, in quella cultura in cui il malato non viene percepito come individuo con diritti.
Di fattio le risorse economiche non sono impiegate per una più corretta gestione della sanità ma per alimentare sprechi e risposte clientelari, senza nessun comportamento trasparente. E’ importante che ogni cittadino sia conscio dei propri diritti, che accanto a lui cisiano i parenti e gli amici a lottare insieme per un tratta mento più giusto e rispettoso della persona e della sua sensibilità, coinvolgendo anche il Tribunale del Malato se si ravvisano comportamenti scorretti .
La mancanza di rispetto della privacy, si fa più marcata quando si tratta di anziani e questa visione della persona priva della sua identità sessuale, oltre che negli ospedali e negli ospizi, è presente nelle strutture che si occupano dei disabili.
Per questo chiediamo il rispetto di tutte le persone, anche se malate, anziane, disabili
[su_highlight background=”#fffccf”]CHIEDIAMO CHE LE STRUTTURE SIANO ORGANIZZATE A PARTIRE DALLA PERSONA E DAL RISPETTO DELLA SUA DIGNITA'[/su_highlight]
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[su_panel shadow=”0px 2px 3px #eeeeee”]Nota a margine di redazione:
Il riferimento alle musulmane non è critico per l’Islam o per le donne islamiche ma intende evidenziare il paradosso di un diverso tipo di trattamento, ovvero che spesso le strutture sanitarie si fanno più disponibili alle giuste esigenze di una certa fascia di appartenenza rispetto ad un’altra mentre i valori richiamati sono gli stessi. Perché se un valore esiste ed è riconosciuto, esiste evidentemente per tutti. In questo paragone non esiste alcuna volontà critica o discriminante; il tentativo è quello di esemplificare che un diverso trattamento è possibile ed possibile quindi per tutti, a motivo di diversa sensibilità personale o religiosa.[/su_panel]