un chiarimento sull'inflazione

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Strasburgo

fonte: Patrizio Ricci

L’inflazione, per come questo termine è sempre stato usato ovunque e specialmente in questo paese, sta ad indicare l’incremento della quantità di moneta e di banconote in circolazione e nei conti correnti. Ma la gente oggi usa il termine inflazione per indicare il fenomeno che non è nient’altro che una conseguenza dell’inflazione stessa, ovvero la tendenza di tutti i prezzi e dei salari di aumentare. La gente se vede che aumentano i prezzi pensa subito che c’è in flazione ma non è vero: oggi la ragione è soprattutto negli aumenti dei prezzi internazionali del greggio e dei beni agricoli.

il problema che non si può stampare moneta per rilanciare la produzione e che produce debito pubblico e inflazione è un falso problema. L’importante è che se si stampa moneta di pari passo si incrementi la produzione. Se stampo 1 euro e di pari passo fabbrico 1 penna non c’è inflazione , non cambia nulla l’importante è che ci sia mercato. L’inflazione va considerata in rapporto al PIL.

Ci sono due tipi principali di inflazione:

• l’inflazione da domanda, che si accompagna alla crescita economica: si ha quando i redditi (e quindi la capacità di spesa) delle persone salgono più in fretta della quantità di beni e servizi sul mercato. La domanda non riesce a essere soddisfatta e questo fa aumentare i prezzi perché si è disposti a pagare di più lo stesso bene. Un effetto che si ha anche se la disponibilità di un bene diminuisce e la domanda rimane uguale. ( non è il nostro caso)

• l’inflazione da costo, che può verificarsi anche in fasi di stagnazione o recessione (a questa ci faranno arrivare anche se ci aumentano le tasse per sanare “il debito pubblico”!!!!)): si ha quando salgono i costi di produzione di un bene o servizio e di conseguenza aumentano i prezzi di vendita. Tra i costi di produzione ci sono quelli delle materie prime, dell’energia o del lavoro.
(Sono cause esterne! Il nostro paese produce, la domanda diminuisce perchè non c’è moneta da spendere!!!)

Il rischio che si sta delineando ora in questi ultimi tempi è proprio la 2^, quella di un’inflazione da costo trainata dall’aumento del prezzo del petrolio . Da cause esterne (esempio , i prezzi dei prodotti agricoli che si decidono a livello europeo) al paese e quindi non dipendenti dalla produzione di beni e servizi in Italia.

Quindi l’aumento dei prezzi non è correlato all’aumento della massa monetaria. Ci vuole contemporaneamente stagnazione dell’economia. La BCE adottando rigorosamente di non immettere moneta, additittura non intervenendo neanche a comprare quantitativi rilevanti di titoli di stato italiani neanche quando lo spread aumenta eccessivamente , non lo fa per l’inflazione ma per favorire Germania e Francia. Perchè c’è chi ci sta guadagnando e in secondo luogo è chiaro che il fine è accellerare l’unione anche politica dell’europa con un cambo di governance e riforme dettata dalla grande finanza globalizzata.

Eppure risulta che siamo più poveri, la sentiamo la crisi , perchè? Il problema attuale è che la maggior produttività del lavoro è stata del tutto fagocitata dai profitti.
L’inflazione di oggi è più pericolosa di quella degli anni 70 o 80. All’epoca meccanismi, automatici, di redistribuzione del reddito garantivano che gli incrementi di produttività fossero goduti da una generalità. Oggi questo non accadde. Le cifre enormi magicamente prodotte dalle banche centrali non entrano affatto nel sistema produttivo, restano fagocitate nel circuito finanziario delle banche.

Quanto sopra lungi da essere un esauriente trattato scientifico approfondito penso sia sufficiente per sfatare il fatto che la BCE non ci toglie dai guai stampando denaro (finanziando progetti di crescita) perchè altrimenti provocherebbe inflazione. Non lo fa solo per questioni di politiche e se lo fa lo fa inanzitutto per le banche.

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