Non so se abbiate notato, ma sorprendentemente nessun media sembra dare rilievo a un aspetto tanto evidente quanto gravissimo. Mi riferisco in particolare al conflitto russo-ucraino, dove emergono due approcci nettamente distinti, che non solo riflettono differenze nelle tattiche militari, ma svelano anche concezioni profondamente diverse su cosa o chi possa essere considerato un obiettivo legittimo.
Da una parte, l’Ucraina ha adottato una strategia che non disdegna l’eliminazione mirata di figure pubbliche, intellettuali o giornalisti, giustificandola con la presunta legittimità morale di chi combatte “dal lato giusto della storia”. Questo atteggiamento si traduce in un uso industriale della neutralizzazione di personaggi influenti, come si è visto nei casi di Daria Dugina, figlia del filosofo Aleksandr Dugin, e di Gonzalo Lira, giornalista critico verso la narrativa occidentale. Il governo di Kyiv sembra sentirsi giustificato nell’adottare queste misure, convinto che la sua causa giustifichi ogni mezzo, una posizione che è tutt’altro che inattaccabile.
Dall’altra parte, la Russia, pur impiegando una vasta gamma di strumenti di guerra, finora non ha adottato una metodologia sistematica di eliminazioni mirate su larga scala contro persone non direttamente impiegate nel conflitto, ovvero figure pubbliche o della cultura e intellettuali ucraine. L’approccio russo nel conflitto, benché duro e a tratti spietato sul campo di battaglia, non ha replicato il modello ucraino di neutralizzazione di civili influenti o voci mediatiche al di fuori del contesto militare diretto. Questo solleva una questione fondamentale: è davvero legittimo sostenere che una parte sia moralmente superiore all’altra, o che le motivazioni riguardo alle responsabilità debbano essere solo quelle iniziali, quando cammin facendo certe cose pesano come un macigno e non possono essere ignorate se osservate con onestà e lealtà intellettuale? Quando entrambi i lati manipolano la narrativa del conflitto? Il diritto internazionale e l’etica della guerra offrono risposte che troppo spesso vengono ignorate in nome della vittoria e delle alleanze, ma sinceramente qui si tratta di questioni così rilevanti che, di fatto, noi occidentali non ci accorgiamo che stiamo perdendo prima ancora della vittoria che le nostre élite dicono di voler conseguire.
Approccio Russo: sulla base dei fatti documentati dalla cronaca, la Russia non sembra aver adottato in modo sistematico la strategia di eliminazione mirata contro figure pubbliche ucraine o giornalisti di spicco. Non ci sono molte evidenze di attacchi o assassini di figure simili all’interno dell’Ucraina o all’estero, che possano essere attribuite direttamente ai servizi russi. In alcuni casi, ci sono state accuse mosse dalla parte ucraina o occidentale di sabotaggi e attentati contro individui non coinvolti direttamente nelle operazioni belliche ma nelle funzioni statali (come funzionari filo-ucraini nelle zone occupate).
2. Approccio Ucraino: Al contrario, l’Ucraina, secondo fatti di cronaca riportati, è stata implicata in diversi casi di attacchi mirati contro figure pubbliche russe, anche fuori dai confini ucraini, come nel caso di Dugina. Sebbene Kyiv abbia negato la responsabilità diretta, l’intelligence russa ha puntato il dito contro l’Ucraina per l’assassinio di Dugina, vedendolo come parte di una strategia volta a colpire la propaganda e le voci ideologiche influenti che sostengono la guerra russa.
Confronto tra le metodologie: Il punto che voglio far emergere (giacché se non lo faccio sembra non lo faccia nessuno), è che la Russia non ha attuato la stessa metodologia. Questo può essere supportato dal fatto che, mentre l’Ucraina è stata associata a operazioni letali contro figure pubbliche (atti dei suoi servizi), la Russia ha impiegato tattiche diverse, più focalizzate su sabotaggi militari. Tra le due metodologie ci sono però differenze enormi e ne viene fuori un ritratto non lusinghiero per l’establishment ucraino, eppure questo establishment viene costantemente incensato dai governi europei e dalla UE
In sintesi, i fatti disponibili supportano l’affermazione che la Russia non ha usato lo stesso approccio di eliminazioni mirate contro figure pubbliche o civili rilevanti come ha fatto l’Ucraina, secondo le accuse e i fatti riportati dalla cronaca. In un mondo basato sul diritto, un mondo fondato sulla democrazia, che non fa altro che fotografare un dato giorno, quello dell’invasione, e che allo stesso tempo crede fermamente nella difesa preventiva, applicandola inappropriatamente da decenni, in definitiva un mondo che fotografa solo un dato giorno, quello dell’aggressione, cosa fa nei giorni precedenti e successivi alla data fatidica, oltre a chiudere gli occhi?
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note a margine : Tra gli episodi non sufficientemente trattati vale la pena fare menzione di quello di Denis Kireev, uno dei negoziatori coinvolti nei colloqui tra Russia e Ucraina all’inizio del 2022. Kireev, pur essendo originariamente parte della delegazione ucraina ai colloqui, è stato successivamente accusato di tradimento dalle autorità ucraine. Poco dopo, è stato ucciso in circostanze controverse in via extragiudiziale. I media ucraini e internazionali hanno riportato la notizia secondo cui sarebbe stato ucciso dai servizi segreti ucraini (SBU) a causa di sospetti sul suo presunto tradimento e collaborazione con la Russia. In realtà nessuna prova venne a galla ed il sospetto è che avesse assunta una linea troppo aperta adla mediazione.
Ma ancor prima l’establishement ucraino fece uccidere uno dei negoziatori che era proprio interlocutore e controparte durante i colloqui di Minsk. si tratta di Aleksandr Zakharchenko, uno dei principali leader delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk, che fu ucciso in un attentato nel 2018. Zakharchenko era uno dei firmatari originali degli accordi di Minsk, rappresentando il Donetsk People’s Republic (DNR). L’attentato che lo colpì è stato attribuito ai servizi segreti ucraini. Zakharchenko fu una figura centrale durante i negoziati di Minsk e la sua uccisione rappresentò un momento cruciale nella destabilizzazione dell’area, in quanto complicò ulteriormente il processo diplomatico già stagnante tra le forze ribelli e il governo ucraino
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