Claude Zerez ci racconta la tragedia del popolo Siriano
Alla fine dello scorso mese di gennaio è stato nostro ospite il Professor Claude Zerez docente di Arte cristiana all’università Saint-Esprit de Kaslik a Jounieh in Libano, Siriano di Aleppo dove, prima della guerra, faceva la guida turistica. Lo abbiamo accompagnato in un tour di incontri organizzati da diverse organizzazioni cattoliche in collaborazione con L’osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medio Oriente.
Le tappe degli incontri inframmezzate da interviste a quotidiani e periodici nazionali e locali quali Avvenire, l’eco di Bergamo e Tempi si sono dipartite da Firenze per giungere a Bergamo , a Voghera e a Bresso.
Claude Zerez ci ha dato una testimonianza toccante della tragedia che ha aggredito la Siria colpendolo in prima persona così come ha colpito praticamente tutte le famiglie di questo oggi infelice paese.
Il suo racconto si è articolato su tre stadi della sofferenza del suo paese:
La sofferenza delle pietre. Edifici millenari carichi di storia, memorie architettoniche ed artistiche ma anche simboli di fede che da secoli accoglievano pellegrinaggi alle fonti del cristianesimo, ma anche dello stesso islam, rasi al suolo, cancellati o irrimediabilmente danneggiati dalla furia jihadista ispirata dalla barbarie Wahabita. Luoghi patrimonio dell’umanità come il centro storico di Aleppo, il suo bazar e la stessa grande moschea irrimediabilmente devastati, cosi come il sito archeologico di Palmira e il villaggio di Maalula, dove ancora si parla lingua di Nostro Signore.
Poi la sofferenza del popolo siriano. In una lunga carrellata di immagini crude ma toccanti ci ha dato testimonianza degli orrori che la sua gente, cristiani delle diverse confessioni, alawiti, sciiti, drusi e anche tra i sunniti che hanno rifiutato la barbarie, hanno dovuto subire . Uomini, donne e bambini barbaramente assassinati, bambine e ragazze vendute come schiave con un preziario in crescendo a seconda dell’età. Famiglie cristiane poste di fronte all’alternativa di pagare la tassa per essere protette, convertirsi o morire. E la tassa, 19 grammi d’oro a persona, così esorbitante da non potersi pagare riducendo così l’alternativa all’abiura o alla morte. E in migliaia hanno scelto la morte testimoniando una fede da noi ormai sconosciuta.
E infine il racconto della sua sofferenza personale perché Claude Zarez e stato aggredito, dal dolore più grande che può colpire un genitore quello di perdere un figlio. Claude Zarez ha perso sua figlia Pascale, assassinata mentre viaggiava su di un autobus, a Homs, da quelli che ancora oggi in occidente la stampa si ostina a chiamare “ribelli moderati” dell’Esercito Siriano Libero. Pascale aveva vent’anni e si era sposata da poco. Anche riavere le sue spoglie mortali fu un impresa riuscita soltanto per in coraggio di un amico musulmano che a suo rischio e pericolo riportò il corpo alla famiglia.
Alla disperazione e al vuoto dei mesi successivi alla tragica scomparsa, Claude Zerez racconta, venne a sostituirsi la certezza di una presenza spirituale di Pascale a protezione della sua famiglia. Costretto a fuggire da Aleppo dove la vita era diventata impossibile, attraverso i mille pericoli e difficoltà che la fuga comportava, Claude, che ora vive con la moglie e i due figli rimastigli nel nord della Francia, si dice sicuro che la presenza invisibile di sua figlia abbia creato uno schermo di protezione sulla famiglia nel lungo viaggio verso la sicurezza triste dell’esilio.
Richiesto, dalle decine di domande che sempre affollano la conclusione dei suoi interventi, di descrivere la situazione siriana e la sua condizione personale nei confronti degli accadimenti Claude Zerez non si nega anche a considerazioni difficili per chi a subito quello che ha subito.
Per quanto riguarda la situazione generale ribadisce che, per quanto il regime politico siriano non fosse esente da gravi difetti quali la diffusa corruzione, oggi non vi siano alternative alla sua conservazione perché la sua caduta trasformerebbe la Siria in una seconda Libia trascinando oltretutto nel caos anche i paesi vicini.
Ribadisce che non vi è ostilità da parte sua verso i musulmani tra i quali conserva serene amicizie e dai quali ha ricevuto aiuto e solidarietà nei momenti più difficili. Ha perdonato gli assassini di sua figlia ma non dimentica perché non hanno smesso di seminare lutti. E a questo proposito aggiunge un monito a vigilare, a noi ingenui occidentali accoglienti, su chi arriva “profugo” nei nostri paesi con un aneddoto e qualche fotografia.
Le fotografie mostrano assassini orgogliosi delle teste mozzate che stringono in pugno, in Siria o in Iraq, riconvertiti in profughi bisognosi di aiuto nelle strade delle nostre città. L’aneddoto riguarda una suora francese che nella sua città curava un asilo che accoglie, come è ormai la norma, bambini di tutte le provenienze tra cui molti musulmani. Un giorno venne da lui questa suora inorridita perché una bambina musulmana, di 5 anni, che le era particolarmente affezionata le aveva detto:” Suora quando tra una decina di anni taglieremo la gola a tutti i cristiani lei non si preoccupi perche farò in modo che non le facciano tanto male” .
Claude Zerez un testimone straordinario che andrebbe ascoltato in tutte le nostre comunità e nelle nostre scuole.
Massimo Granata