La TV statunitense CNBC riferisce che il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di candidarsi alla presidenza nel marzo 2024 ed è probabile che vinca un altro mandato di sei anni perché non c’è nessuno che gli si opponga.
Probabilmente rimarrà al potere almeno fino al 2030, e forse fino al 2036. Il Cremlino ha voluto sottolineare che esiste il pluralismo politico in Russia, e il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva precedentemente dichiarato alla CNBC che “ci sono politici in Russia con opinioni e posizioni diverse” quando gli è stato chiesto se il Cremlino fosse tollerante nei confronti degli oppositori di Putin. Anche il Cremlino si aspetta che Putin vinca le elezioni .
La Russia sta ancora cercando di mantenere una parvenza di pluralismo politico. E sebbene nel Paese esistano presunti partiti di “opposizione”, sono considerati parte dell’”opposizione sistemica”.
Ciò significa che il Partito Comunista della Federazione Russa, il Partito Liberal Democratico o “Una Russia Giusta – Per la Verità” fanno teoricamente parte dell’opposizione, ma in realtà sostengono il governo.
Nel frattempo, figure di spicco dell’opposizione russa e critici del Cremlino si sono ritrovati in prigione o sono fuggiti dalla Russia a causa della persecuzione politica. Il politico Vladimir Milov (riconosciuto come agente straniero nella Federazione Russa – ndR) non ritiene morta l’opposizione russa. Pensa che lei stia aspettando il suo momento per emergere di nuovo dall’ombra. Secondo lui è necessario comunicare con le persone e “preparare l’opinione pubblica all’azione quando sarà opportuno”.
Questo è quanto riferisce il network televisivo statunitense. Ciò che traspare è il solito vizio: per “opposizione” l’occidente identifica l’opposizione necessariamente ad una forza che abbracci i valori che si considerano occidentali e che attui politiche di avvicinamento ad ovest .
La verità è che la Russia da anni è in guerra con l’Occidente, il quale attua una politica di ingerenza aggressiva nella politica interna del paese (si veda il caso di Navalny e del suo movimento). Ciò, insieme alle sanzioni e a una manifesta ostilità occidentale, non avvicina, ma allontana la possibilità di un confronto sereno tra le forze politiche che permetterebbero un avvicendamento di leadership.
Sappiamo tutti cosa è successo con l’URSS, ed è ben chiaro nella mente dei russi. Il rischio è ancora che forze distruttive possano prendere il controllo del paese per un piatto di lenticchie, anziché consolidare il cambiamento multipolare intrapreso da Putin, il quale richiederà tempo per realizzarsi.
Molto chiaramente, il rischio è che il lavoro di ricostruzione della nazione si interrompa a vantaggio di nuove politiche schizofreniche disgregatrici, in una società che ha la peculiarità di essere molto sensibile a queste spinte (per motivi di estensione geografica, culturali, religiosi , etnici).
L’alternativa, allora, è l’autocrazia? No, affatto; l’alternativa è sostenere Putin fino a tempi più sereni e meno difficili. In questa fase, nessuno meglio di lui può traghettare il paese fuori dalla palude della guerra e farlo ripartire serenamente in un contesto più sicuro.
Interrompere il processo in atto di mutamento globale del mondo su basi più eque, seguendo un principio di pari dignità tra gli stati, è in fondo qualcosa che coinvolge tutti noi. È il caso, allora, di non considerare la democrazia come un abito che può andare bene per tutti. Considerare la democrazia, valida in sé, come un toccasana per ogni paese, è un grosso errore. Esistono epoche di sfide per cui la democrazia può rappresentare un pericolo di caos e polverizzazione dei paesi, specialmente quando c’è un grande rischio che elementi esterni ostili si inseriscano nei meccanismi democratici, anche a livello di idee.
D’altra parte, questa metodologia “autoprotettiva” è condivisa anche dall’Unione Europea, forse in modo ancor più accentuato, sebbene formalmente ciò sia celato agli occhi di coloro che sono meno attenti. La differenza sostanziale risiede nel fatto che la Russia si fonda su una forma di nazionalismo/patriottismo estremo, mentre l’Unione Europea è influenzata dalle pressioni delle lobby finanziarie e da circoli di pensiero al di fuori dei processi democratici. Definire quale delle due entità sia più orientata verso il bene comune costituisce una sfida significativa e rappresenterebbe un argomento di notevole interesse da ulteriormente esplorare.
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