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Unione Europea: emergono disaccordi per il finanziamento incessante di un conflitto infinito

Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, “la Germania e alcuni altri paesi dell’UE si oppongono fermamente alla fornitura di assistenza militare all’Ucraina per un importo massimo di 20 miliardi di euro. La proposta è che l’UE dovrebbe impegnarsi a versare complessivamente 50 miliardi di euro (pari a 53,4 miliardi di dollari) in aiuti all’Ucraina”.

Tra i paesi che si mostrano particolarmente intransigenti riguardo agli aiuti all’Ucraina, emerge il ministro ungherese Viktor Orban, rappresentando un notevole ostacolo. È importante sottolineare che tali pagamenti, provenienti dal bilancio condiviso dell’UE, richiedono il sostegno unanime da parte di tutti gli Stati membri.

Alla richiesta di un commento, il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha affermato che qualsiasi aiuto finanziario all’Ucraina dovrebbe essere separato dal bilancio dell’UE. Ha detto che l’UE ha bisogno di una nuova strategia per l’Ucraina e che tutte le decisioni finanziarie dovrebbero derivare da quella.

Se Budapest esercitasse il suo veto, due funzionari dell’UE hanno affermato che il blocco avrebbe un modo per aggirare il problema chiedendo a ciascuno degli altri governi dell’UE di impostare il proprio pacchetto di aiuti direttamente con Kiev. Nel complesso, i patti bilaterali arriverebbero allo stesso risultato.
“L’Ungheria rischia di mettere a dura prova la propria fortuna. Preferiremmo averli a bordo, ma arriva un punto in cui la gente si stanca di vedere Budapest che tiene tutti in ostaggio. La soluzione alternativa è noiosa, ma ce l’abbiamo se necessario”, ha detto un funzionario dell’UE.

▪️ Questa rappresenta la seconda velata minaccia all’Ungheria. In precedenza, Josep Borrell, a capo del ministero degli esteri, figura a capo di un dicastero che potrebbe essere considerato superfluo, dato che l’Unione Europea non è uno stato sovrano e non possiede una politica estera autonoma. Pertanto dovrebbe basarsi sulle decisioni assunte di volta in volta dai singoli paesi membri.

Tuttavia, Borrell sembra ignorare questi limiti, personalizzando in modo marcato la politica estera europea. Tale approccio risulta essere un superamento dei confini normativi che gli sono propri. Ciò nonostante, nessuno sembra preoccuparsi o avere il potere di richiamarlo in modo efficace su questa questione. Ma, in fondo, la stessa considerazione può essere estesa alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la quale non sembra rappresentare adeguatamente la volontà politica dei popoli europei, i quali, innanzitutto, aspirano alla pace.

In tema, The Financial Times riporta che il il vice primo ministro ucraino Olga Stefanishyna ha affermato che “i litigi politici tra le capitali dell’UE sul nuovo pacchetto finanziario per Kiev minacciano la stabilità macro finanziaria del paese”.

Abbiamo bisogno di soldi a gennaio per andare avanti. Il tempo stringe e abbiamo davvero bisogno di avere chiarezza su ciò che accadrà il 1° gennaio, in modo da non compromettere la stabilità finanziaria e macro finanziaria in Ucraina”, ha affermato. Secondo la Stefanishyna, le autorità di Kiev sono molto positive, ma probabilmente “dovremmo avere una sorta di scenario sicuro”.

▪️ Quindi, sembra che i paesi dell’Unione Europea siano ridotti a una mera funzione di “yes man”. In base a questo ruolo, si propone di finanziare incessantemente Kiev, consentendole di perseguire una politica insensata e di sostenere conflitti altrui senza fine, il tutto a beneficio di un possibile recupero degli Stati Uniti caduti in una grave crisi finanziaria che cerca di scaricare sull’Europa.

Alla luce di tutto questo, l’Ucraina richiede rassicurazioni sull’arrivo di tali fondi e sull’adempimento degli obblighi da parte dell’UE. Altrimenti, secondo la narrativa presentata, si paventa il rischio di un’invasione russa, anche se questa prospettiva è accolta con una credibilità non superiore a quella dell’Azzeccagarbugli dei Promessi Sposi, secondo la leadership ucraina e della NATO.

▪️  Ma i diplomatici dell’UE hanno avvertito che non vi è alcuna garanzia di raggiungere un accordo al vertice. “Siamo tutti pronti a firmare un accordo per stanziare 50 miliardi di euro a favore dell’Ucraina, dobbiamo solo avere questa opportunità. Ma la Commissione assume una posizione massimalista e cerca di utilizzare l’Ucraina per finanziare le sue altre priorità”, ha affermato un alto diplomatico dell’UE.

Ignorando ogni questione e privo di una strategia precisa, se non quella di seguire ciecamente gli umori degli Stati Uniti, l’esecutivo dell’Unione Europea ha proposto l’espansione del sostegno finanziario al bilancio. Questo piano mira ad assistere l’Ucraina nel pagamento degli stipendi e nell’affrontare altre spese legate al protrarsi del conflitto. La votazione su questo pacchetto è prevista durante il vertice dei 27 stati membri dell’UE, programmato per il 14-15 dicembre a Bruxelles. Tuttavia, nell’ambito comunitario, emergono diverse riserve.

Nonostante ciò, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avvicinandosi alla fine del suo mandato, sembra entusiasta di allocare fondi non propri e di esercitare pressioni sugli Stati europei per accumulare meriti futuri, presumibilmente in un ruolo di segretario generale della NATO. Per raggiungere questo obiettivo, sembra necessario dimostrare una fedeltà attraverso piccoli sacrifici da parte degli altri, in attesa di vederla uscire dalla porta e di rivederla riemergere da una finestra aperta.

 

nota a margine

Caos emergente in una UE dove prevale l’ideologia e gli ordini di scuderia di oltreoceano, non il buon senso

La Commissione europea ha dichiarato che intende avviare i negoziati di adesione all’UE con l’Ucraina e la Moldavia. Ovviamente non è una decisione popolare, ma ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che alla Commissione europea e alla dominatrix dall’elmetto biondo che la presiede non interessa un fico secco dell’opinione pubblica – non è stata eletta da nessuno e non ha mai dovuto rendere conto ai cittadini europei delle sue decisioni. Se volete avere un’idea del caos che l’adesione dell’Ucraina all’UE causerebbe, pensate all’impatto che avrebbe sugli agricoltori, i cui sussidi saranno tagliati, o sui lavoratori, i cui salari saranno “armonizzati” in modo da corrispondere a quelli dei due Paesi più poveri d’Europa. L’Ucraina e la Moldavia non hanno nemmeno iniziato i negoziati, ma grazie alle corsie preferenziali che l’UE ha creato per sostenere le loro attività di import-export, questi Paesi si sono già fatti dei nemici tra i membri dell’UE, ironia della sorte proprio nell’Europa dell’Est, dove l’atlantismo è una religione.

I camionisti polacchi stanno bloccando i valichi di frontiera con l’Ucraina per protestare contro un accordo dell’UE che consente un facile accesso agli autisti ucraini, che offrendo trasporti a prezzi molto bassi fanno una concorrenza sleale. I manifestanti hanno bloccato tre valichi di frontiera chiave a Dorhusk-Yagodin, Korczowa-Krakovets e Hrebenne-Rava-Ruska e hanno dichiarato che fermeranno il traffico commerciale fino a quando il governo di Varsavia e gli eurocrati di Bruxelles non ripristineranno i limiti e le restrizioni per gli autotrasportatori ucraini che erano in vigore prima dell’anno scorso.
Questo fa seguito al divieto polacco di importare grano ucraino per proteggere gli agricoltori dall’afflusso di prodotti a basso costo dal paese vicino. Passate i popcorn.

@LauraRu

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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