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Saranno trent’anni il mese prossimo da quando una bomba esplose a bordo del volo PA103 della Pan American, in rotta da Londra a New York. Il falso resoconto dei governi britannico ed americano, ideato all’epoca per incolpare la Libia e autorizzare il rovesciamento del leader libico Mu’ammar Gheddafi, richiese la falsificazione delle prove e la condanna dell’uomo sbagliato in un processo manipolato. Richiese inoltre un sistema di spionaggio per ostacolare gli sforzi dei parenti delle vittime per scoprire la verità.
I dettagli di quell’operazione sono stati resi noti la scorsa settimana a seguito di un parziale rilascio di documenti del governo britannico, da parte degli Archivi Nazionali del Regno Unito. Tra i metodi di spionaggio rivelati, vi furono intercettazioni telefoniche, hackeraggio informatico e interferenze nella posta elettronica.
Le informazioni dell’Archivio mostrano anche che quello stesso modus operandi è in corso dal 2014 per deviare la responsabilità della distruzione del volo MH17 della Malaysia Airline in Ucraina, per giustificare le sanzioni (globali) contro la Russia, in aggiunta alle manovre per rovesciare il Presidente Vladimir Putin.
Ma trentanni di segreti di Stato per giustificare le menzogne dello Stato non sono sufficienti per continuare a credere ai responsabili di queste bugie, o per non far prevalere la verità su di loro.
Il volo PA 103, è stato distrutto sopra Lockerbie, in Scozia, il 21 dicembre 1988. Era decollato da Londra ed era in altitudine da crociera da un’ora, diretto a New York, quando un ordigno posizionato nel vano bagagli, esplose. Tutti i 259 passeggeri a bordo, rimasero uccisi, insieme ad 11 persone a terra.
La regola dei trentanni dei documenti Segreti di Stato, all’Archivio Nazionale sta per scadere. Un rapporto preliminare, di un quotidiano di Murdoch, ha riferito di aver “visto” i documenti la settimana scorsa, ma senza averli pubblicati direttamente o integralmente. Il rapporto dell’archivio appare venerdì, nella sezione Scozia del Times. La stessa storia appare anche sul The Scottish Sun [entrambi i link in inglese].
Il rapporto rivela che i funzionari governativi dell’allora Primo Ministro Margaret Thatcher acconsentirono in particolare ad adottare speciali misure segrete per “la stretta sorveglianza” dei parenti delle vittime nei loro tentativi d’investigare sulle prove dell’accaduto. Il rapporto del quotidiano non specifica i nomi dei funzionari degli Affari Esteri di cui è stata letta la corrispondenza con il Procuratore scozzese (Procura di Stato di Scozia) e la Thatcher. E non vengono rivelati nemmeno i dettagli delle operazioni di sorveglianza ed hackeraggio, né quale sia stato ruolo rivestito dai media mainstream principali e dai loro reporter riguardo all’inganno ufficiale.
Il rapporto del quotidiano sembra confermare che la maggior parte dei files sul caso Lockerbie del governo britannico continuino ad essere secretati; i rappresentanti delle vittime credono che il più indicativo tra questi possa essere stato distrutto per prevenire la pubblica divulgazione. I giornali di Murdoch che hanno aiutato la falsificazione (all’epoca) non hanno pubblicato scuse.
(Negli Stati Uniti, il principale accusatore della colpevolezza della Libia fu Robert Mueller, ora procuratore speciale delle accuse sulla presunta ingerenza della Russia nella politica statunitense. Tre anni dopo l’attentato di Lockerbie, Mueller era vice procuratore generale responsabile nell’accusa contro Abdelbaset Al-Meghari del novembre 1991, il Libico in seguito dichiarato colpevole dell’attentato) [in inglese].
La scorsa settimana gli Affari Esteri hanno detto ai giornalisti: “Non rilasceremo dichiarazioni sui contenuti dei files del nostro archivio.”
Ulteriori notizie in Scozia e la rete Channel Four a Londra, riportano le parole di Aamer Anwar, un avvocato di Al-Meghari, mentre dichiara: “Non stupisce che i servizi di sicurezza siano stati incaricati di spiare quei parenti delle vittime inglesi che fino ad oggi non hanno mai desistito dalla loro ricerca della verità …”. Anwar ha dichiarato quanto sia scioccante il fatto che il governo inglese ancora rifiuti di divulgare i documenti, mentre ha continuato a distruggerne alcuni secondo normali procedure: “I miei clienti vedono questo come un tentativo per impedire il corso della giustizia… Ho scritto al Procuratore per richiedere la divulgazione completa di tutto il materiale pertinente trovato dalla polizia.”
Nel caso dell’MH17, la Corte Inglese si è rifiutata di aprire i file governativi e di consentire agli avvocati dei parenti più prossimi di determinare la causa di morte dei dieci connazionali inglesi rimasti uccisi a bordo dell’aereo. In Inghilterra, la decisione di non rendere note le udienze del coroner fu presa a Luglio 2014 dal Ministro degli Affari Interni, oggi Primo Ministro, Theresa May. (Per i dettagli su cosa sia accaduto leggere qui [in inglese]). Il governo australiano è andato oltre, occultando le informazioni segrete e gli appunti legali intercorsi tra il Procuratore Generale e il Primo Ministro, in cui si conclude che il caso, per la colpevolezza russa, non sia sostenibile. (per i dettagli, leggi qui [in inglese]).
Le stesse operazioni al fine di piazzare false prove nella stampa di Murdoch e negli altri media mainstream, per occultare prove sfavorevoli, per la sorveglianza, per l’hackeraggio informatico e per screditare fonti (d’informazione) alternative, continuano ad essere compiuti dai servizi segreti olandesi ed australiani. Anche se con una differenza. Le organizzazioni dei parenti di vittime dell’attacco di Lockerbie, – soprattutto quelle inglesi ed americane- hanno dimostrato di essere meglio organizzate e più tenaci nel corso degli anni, e molto più ostili verso la versione ufficiale dell’accaduto. (Per una selezione di libri che tratta il loro caso, si veda qui) [in inglese].
L’abbattimento dell’ MH17 uccise 298 tra passeggeri ed equipaggio. Nessun familiare ha pubblicamente contestato la versione della colpevolezza russa.
Fonti olandesi dichiarano di credere che il Ministro degli Esteri olandese e i servizi segreti abbiano collaborato per tenere sotto sorveglianza costante i familiari delle vittime. Essi (li) avrebbero incoraggiati ad incaricare gli avvocati per promuovere cause contro obiettivi russi nelle corti olandesi, Europee e statunitensi. E (li) avrebbero dissuasi a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti noti per essere contestatori della versione ufficiale su cosa avesse causato la distruzione dell’aeroplano.
Agenti segreti australiani e forse, americani, erano presenti in aula nel dicembre 2015, durante l’udienza [in inglese] del medico legale, a Melbourne, in Australia. Quella fu la prima delle due uniche udienze medico legali ad aver avuto luogo in tutto il mondo. L’altra ebbe luogo a Sidney, a maggio 2016. I medici furono necessari, secondo la legge Australiana, per investigare sulla morte dei 28 cittadini australiani o residenti permanenti, a bordo dell’ MH17. (Per la manipolazione delle prove durante il processo di Sidney, clicca per leggere) [in inglese].
Al processo di Melbourne ero presente in aula, e vidi un gruppo di agenti del governo, uomini e donne, lavorare per difendere i familiari delle vittime dall’essere avvicinati e interrogati dai giornalisti. Una fila di giornalisti si sedette in fondo all’aula, i familiari nelle file principali di fronte alla corte. Io mi sedetti subito dietro ad una delle famiglie. Appena iniziai a fare domande ad uno di loro, una donna di circa trent’anni cercò di fermarmi adducendo che stessi parlando a voce troppo alta. Al momento non era presente il giudice e non era in corso il processo. L’agente poi sussurrò agli altri familiari, e la mia conversazione fu interrotta.
All’epoca riportai: [in inglese] “In aula, in aggiunta ai membri della giuria, c’era un agente dei servizi governativi che tenne il suo tesserino di riconoscimento nel cappotto e si rifiutò di dichiarare se fosse Australiano o Americano. Quell’agente, un uomo sulla trentina, fu visibile durante una pausa del processo nell’anticamera della corte. Sembrò essere un americano.”
E ancora: “La corte apprese che i familiari delle vittime erano state regolarmente informate e consigliate dai funzionari del governo australiano. E anche di essere stati istruiti a non rispondere alle domande della stampa, sebbene uno ammise che alla sua famiglia (non) fu permesso d’incontrare gli avvocati. Tre testimonianze vennero portate come prove dai rappresentanti delle famiglie. Uno dei membri della famiglia Van Den Helde – Shaliza Dewal, suo marito Hans Van Den Hende e loro tre figli Piers 15 anni, Marnix 12 e la figlia Margaux 8, furono uccisi – dichiarò che le notizie dei media riguardo all’incidente erano inaffidabili e poco convincenti: “Non siamo sicuri a chi o cosa credere”.
Quell’osservazione non venne mai ripetuta.
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Articolo di John Helmer pubblicato sul suo sito il 2 dicembre 2018
Traduzione a cura di Camilla per Saker Italia
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