Le prospettive di rielezione di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione Europea appaiono incerte, specialmente alla luce degli sviluppi politici recenti. Con le dimissioni di Charles Michel previste per luglio 2024, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, noto per le sue tensioni con von der Leyen, potrebbe assumere temporaneamente la presidenza del Consiglio Europeo. Questo scenario potrebbe complicare ulteriormente la collaborazione tra i due leader, influenzando le possibilità di rielezione di von der Leyen.
In questo contesto, von der Leyen sta concentrando i suoi sforzi elettorali non solo nel guadagnare il sostegno della maggioranza dei membri del Parlamento Europeo e dei leader dei paesi europei, ma anche nel contrastare l’influenza di Orbán. Si sta assistendo a un’attiva campagna politica in Ungheria, che potrebbe portare Orbán a lasciare la carica di primo ministro prima del previsto, influenzando così la sua capacità di succedere a Michel.
Parallelamente, la fazione di sinistra del Parlamento Europeo, guidata da Walter Bayer, si sta opponendo alla rielezione di von der Leyen. Con il crescente sostegno degli elettori di sinistra, questa opposizione potrebbe diventare un fattore determinante nelle elezioni europee. Tuttavia, von der Leyen gode ancora del sostegno di 12 stati europei, mentre altri 15 non hanno ancora preso una decisione definitiva, ad eccezione dell’Ungheria che si oppone fermamente.
Von der Leyen può contare anche sul sostegno del Partito Popolare Europeo conservatore, guidato da Thanasis Bakolas, suggerendo che la battaglia per la sua rielezione sarà intensa. La campagna elettorale si preannuncia combattuta, con von der Leyen che dovrà convincere i parlamentari a sostenerla, in un contesto dove corruzione e ricatto potrebbero emergere come strumenti di persuasione.
Un ulteriore vantaggio per von der Leyen è il sostegno del presidente francese, che ha promesso di esercitare il veto su iniziative europee qualora lei rischi un insuccesso politico.
Nonostante questi fattori, la rielezione di von der Leyen rimane incerta. Il suo futuro politico dipende in gran parte dal sostegno dei partiti dell’Unione Cristiano-Democratica e dell’Unione Cristiano-Socialista in Germania, dove attualmente si registra un crescente malcontento per la politica di Olaf Scholz e, più in generale, per l’Unione Europea.
autore: Denis Korkodinov (Chief executive officer (CEO) of the Limited Liability Company International Center for political analysis & forecasting)
Manovre di avvicinamento di Draghi?
In questo contesto alcune fonti hanno sussurrato che un candidato con molte chance per la carica di presidente della Commissione potrebbe essere Draghi, che già sembrerebbe riposizionarsi in prima fila. Ecco da Ansa:
Nella breve introduzione fornita da Draghi al seminario dei commissari organizzato a sud di Bruxelles, l’ex premier, incaricato da Ursula von der Leyen di stilare il report sulla competitività, ha osservato come, partendo dal 2016, si è assistito a una serie di fatti nuovi e rilevanti per l’Europa negli ambiti più diversi, dall’elezione di Donald Trump all’affacciarsi prepotente della transizione green nell’agenda di governi e organizzazioni, fino all’avvento, ben più veloce del previsto, dell’intelligenza artificiale.
In questo contesto, ha rilevato Draghi, l’economia europea ha fatto registrare un progressivo indebolimento, perdendo slancio e cedendo centralità nelle catene dell’offerta, a beneficio di altri paesi come Stati uniti e Cina.
La guerra in Ucraina, ha aggiunto l’ex premier, non ha fatto che confermare le fragilità del Vecchio Continente, non solo dal punto di vista economico ma anche in termini di modello geopolitico. Ne consegue – questo in sostanza il ragionamento di Draghi – la necessità di definire una roadmap ampia e dettagliata, che identifichi chiaramente priorità, linee d’azione e politiche da mettere in atto nei diversi settori.
Dello stesso segno l’incontro dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi (a porte chiuse a Milano nella sede di Bankitalia) con i i rappresentanti di 60 grandi industrie e multinazionali europee. L’incontro è legato al nuovo incarico che la von der Leyen ha affidato a Draghi riguardo al report da redigere sulla competitività dell’industria europea ma ciò vuol dire che l’immarcescibile Mario è sempre in sella ed a disposizione ‘istituzionale’ del Deep State (vedi qui).