Finora tutto sta andando secondo i piani. Gli eventi in Ucraina stanno diventando un imbuto che risucchia gli spazi circostanti, il che è estremamente importante per i progetti globali e per promuovere la famigerata “nuova normalità”.
Penso che sia ovvio: il progetto “epidemia” è fermamente bloccato dal progetto “guerra”. La guerra offre ai criminali che hanno ucciso milioni di persone in tutto il mondo eliminando le cure, l’opportunità di prendere fiato: ora le domande su quei crimini sullo sfondo di nuovi orrori sembrano completamente irrilevanti.
Non solo: la guerra permette di far ripartire il progetto di ulteriore trasformazione dell’ordine mondiale. E con lo stesso toolkit: non è necessario modificare o adattare nulla.
Il compito della “pandemia” era costringere le persone a scambiare i diritti e le libertà personali con la sicurezza. Adesso tutto resta come prima: il mondo è in pericolo, i russi avanzano, quindi uniamoci. Non c’è tempo per pensare, è necessario rispettare le decisioni delle autorità. Altrimenti moriremo tutti.
In definitiva: un altro passo nella stessa direzione.
In questo senso Putin per gli USA è lo strumento ideale per passare alla fase successiva, e solo per questo nessuno ha bisogno di fermarlo.
Se usa armi nucleari, il beau monde globale del mondo farà esplodere la patria dell’eroe. E i rischi dell’uso delle armi nucleari crescono in proporzione a come i paesi occidentali di massa stanno mandando armi sofisticate ed in gran numero in Ucraina. Ancora qualche giorno – e questi rischi possono trasformarsi in decisioni molto specifiche da parte russa.
La guerra è un modo ideale per chiudere le contraddizioni accumulate nel passato (crisi finanziarie etc) e liberare il cantiere per nuove conquiste. Ed è per questo che nessuno è interessato a una risoluzione pacifica di questo conflitto. Ad eccezione delle persone, certo, ma chi se ne frega di loro, soprattutto se sono già condannate allo sterminio dalla “nuova normalità”?
Il falco di Biden Victoria Nuland: la Russia pagherà un prezzo astronomico
Victoria Nuland, vicesegretario di Stato sotto Joe Biden, non è estranea al conflitto tra Ucraina, Russia e Stati Uniti. In precedenza ha servito Barack Obama come inviato del Dipartimento di Stato per l’Europa e l’Eurasia, prima ancora ha lavorato come inviato USA-NATO e anche come consigliere del falco Dick Cheney all’inizio della guerra in Iraq. In Ucraina ha sostenuto il movimento Maidan, vi si è presentata di tanto in tanto come sostenitrice e si è fatta conoscere in questo paese attraverso una conversazione telefonica intercettata in cui si è opposta agli interessi europei – dopotutto, in Ucraina erano stati investiti 5 miliardi di dollari – contro il L’UE ha detto: “Fanculo l’UE“.
In proposito vediamo cosa ha detto Victoria Nuland il falco incaricato da Biden per calmare le acque tra Russia e Ucraina al quotidiano ucraino “European Truth” (https://www.eurointegration.com.ua/eng/interview/2022/04/22/7138250/).
È particolarmente interessante il passaggio in cui la Nuland risponde all’ipotesi che la Russia – nel caso fosse vicino alla sconfitta – usi bombe nucleari tattiche come ultima ratio.
Alla domanda, “Ora nessuno può escludere che Putin utilizzerà armi nucleari tattiche. Stai valutando una tale possibilità?“, la Nuland risponde:
– Si hai ragione. Abbiamo a che fare con Putin, che ha già dato ordini di commettere crimini di guerra terribili e brutali. Ciò significa che tutto è possibile e dobbiamo essere preparati affinché la Russia utilizzi diversi tipi di armi con conseguenze catastrofiche.
Ora noi – e non solo gli Stati Uniti, ma anche altri rappresentanti della comunità transatlantica – stiamo segnalando con forza a Putin che questo passo non sarà solo un disastro per l’Ucraina e il mondo, ma avrà anche conseguenze assolutamente disastrose per Putin stesso e per la Russia.
La risposta è molto chiara e come scrive Libero, ha fatto il giro del mondo.
Sì, avete capito bene: se la Russia – vistasi sopraffatta – usasse un ordigno tattico di limitata portata in Ucraina contro unità militari ucraine, gli Stati Uniti risponderebbero direttamente con un attacco su larga scala in Russia.
Ora bisogna sapere che questa ipotesi – quella dell’uso di un ordigno nucleare tattico nel corso di una guerra convenzionale – non è una ipotesi peregrina: questa nuova dottrina è stata immessa recentemente in quella militare dagli USA (vedi qui). Questo tipo di bombe atomiche – chiamate B62 – prevedono una ‘modularità di potenza’ e sono in grado di distruggere grandi unità militari in campo aperto, anche solo per l’estensione di un paio di km al massimo.
In questo caso, la dottrina militare russa prevede – come ultimo atto, per rispondere a forze soverchianti – la risposta nucleare. Non è una ipotesi: è semplicemente ciò che avviene in tutte le esercitazioni russe che prevedono questo tipo di scenario.
Ebbene a me pare che sia questo l’obiettivo che si prefiggono gli Stati Uniti: arrivare alla distruzione della Russia, alla sua disintegrazione come entità politica: uno scenario che si addice ai passi fatti finora. Credo che la visita di oggi del Segretario di Stato Antony Blinken e del segretario della Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin a Kiev avvalori grandemente questa ipotesi.
Quindi sia dalla dottrina militare, sia dall’intervento della Nuland, notiamo molto chiaramente che l’utilizzo dell’atomica non costituisce più una linea rossa. Anzi, quasi si auspica ‘ in modo proattivo’ che la Russia faccia il primo passo.
In questo senso, ci sono sempre più segnali negativi: oggi la Russia ha ricevuto due sabotaggi a Bryansk (vedi qui), a 154 km di profondità nel suo territorio che hanno distrutto enormi depositi di carburante ed un arsenale (nella stessa sono state distrutte due strutture distanti tra loro e utilizzate dall’esercito nella campagna in Ucraina). I sabotaggi sarebbero stati effettuati probabilmente da sabotatori ucraini ma “forse anche di paesi terzi”.
Inoltre, l’ammiraglia della flotta russa Moskva è certo che sia stata distrutta su indicazione degli Stati Uniti o almeno con il proprio supporto di intelligence (con ogni probabilità un Boeing P8 Poseidon ha prestato assistenza).
Sulle reali intenzioni ormai non ci sono più dubbi: l’Ucraina è ormai il paese più armato in Europa e l’arsenale si va arricchendo giorno per giorno di sistemi sempre più letali ed efficienti. L’ultimo dovrebbe essere un lanciatore di missili multiplo che può raggiungere i 300 Km: con questa gittata i missili potrebbero raggiungere varie città russe.
Se a tutto questo aggiungiamo una violenza verbale mai vista prima, si capisce bene che con le tutte le altre misure sanzionatorie e con la minaccia di tribunali per supposti crimini di guerra, non si può realisticamente immaginare Putin come interlocutore in un eventuale negoziato.
Un tale clima non si era visto neanche durante il periodo della contrapposizione con l’Urss e la crisi di Cuba: è chiaro che l’obiettivo non è più la salvaguardia dell’Ucraina ma qualcosa d’altro.
Del resto basta vedere la cronaca: i negoziati sono del tutto accantonati ed è stato detto alla leadership ucraina di non addivenire a nessun accordo ma di proseguire la guerra ad oltranza.
Italia ed Europa totalmente amorfi
A fronte di tutto questo (tanto per non farci mancare niente), nella giornata del 25 aprile i nostri rappresentanti hanno paragonato la guerra in Ucraina con la lotta contro il nazismo ed addirittura il presidente della Repubblica ha detto che ‘Bella Ciao’ è la canzone che gli è venuta in mente di fronte a questi eventi. Su questi eventi incombenti, c’è da dire che è incredibile come la gente non si renda conto della posta in gioco e, per esempio riconfermi a capo dell’Eliseo il pupillo dei Rothschild.
Ma questo è solo la prova del nostro tempo incosciente.
Tutto ciò equivale a incoraggiare il presidente Zelensky a stracciare l’ipotesi della mediazione, visto che ormai la tenuta dell’Ucraina dipende esclusivamente dalla UE e dagli Stati Uniti. Ciò che ne consegue è che Washington e Bruxelles hanno la possibilità di far finire la guerra o pericolosamente prolungarla.
Insomma, sono settimane che non si ode una sola parola di conciliazione, le richieste delle parti – anche quelle minimali e ragionevoli – non vengono nemmeno affrontate. La situazione è ancora più critica visto che non si vedono uomini di una caratura morale o onestà sufficiente in grado di frenare e ricondurre alla ragione chi tiene le redini del mondo intero.
Dopo tutto ciò che ho visto negli ultimi due anni non mi sconcerta più di tanto se il nuovo ordine mondiale – nel suo tentativo di limitare ad ogni costo la Cina colpendo la Russia, andrà fino in fondo. Le elites globali non accetteranno mai la propria subordinazione, la perdita anche parziale dell’impero e della propria funzione di governo del mondo che andava perfezionandosi ed ampliandosi attraverso la vita delle persone.
patrizioricci by @vietatoparlare