Non voglio dare un giudizio complessivo sulla crisi Venezuelana, anche se in larga parte – a mio avviso – dipende dall’incompetenza di Maduro. Nello stesso tempo, il mio è un giudizio politico che non giustifica assolutamente l’aggressione internazionale in atto. So, come è già accaduto, che molti saranno a disagio per questa mia linea che giudicano ‘contraddittoria’; la posizione corretta sarebbe per loro dare un giudizio definitivo e univoco: è quello che piace a molti ed in base a questo, ogni nefandezza compiuta da parte dei ‘buoni’ andrebbe giustificata.
Mi dispiace ma per me non è così. Credo innanzitutto che debba essere rifiutata la guerra, la manipolazione , la strumentalizzazione e l’aggravamento artificioso delle crisi per fini terzi. E questo al di là di ogni critica legittima se veramente preoccupata per il bene comune della gente. In questo contesto, ritengo che lo strumento della sanzione sia un crimine contro il popolo, sempre e comunque – quando tocca i generi di prima necessità (o priva della possibilità di commerciare per ottenerli) ed aiuto un paese solo ad arrivare più velocemente ad una situazione di non stato, simile a Mogadiscio. Ma pare che sia proprio questa – quella di mettere il paese ancor più in ginocchio – sia la volontà politica di alcuni.
Ora anche il New York Times – come potete vedere nel video che segue “The U.S. Blamed Maduro for Burning Aid to Venezuela. New Video Casts Doubt.” – mette in dubbio certa narrativa diffusa. Almeno per quanto riguarda la vicenda degli aiuti umanitari ‘bruciati’ dalla polizia venezuelana.
A quanto pare non è andata così: i manifestanti, quando hanno visto che gli aiuti non passavano , hanno voluto creare un caso e li hanno bruciati con le bottiglie molotov. Il resto è cronaca: la vicenda è stata presa come esempio della disumanità del governo venezuelano e diffusa dai media in tutto il mondo. Forse non cambia molto nel giudizio politico negativo che uno può avere legittimamente ma si tratta di un episodio grave: quello degli aiuti umanitari bruciati dalla polizia venezuelana rappresenta una manipolazione delle notizie e per questo, almeno per me la cosa non è da poco. E non lo è neanche per il New York Times , a quanto pare.
Il ragionevole dubbio è quindi importantissimo, nel frenare iniziative internazionali dirette ancora più cruente – come l’invasione – che fanno leva sul travisamento dei fatti di cronaca.
Ecco qui di seguito il video del New York Times. Nel video si distinguono anche manifestanti armati:
Il NYT stesso ha promosso quella storia dall’inizio ora fa marcia indietro. Ma almeno questa capacità di riconoscere gli errori è positiva.
Non mi sorprenderebbe se tra qualche anno avessimo una analoga ammissione per quanto riguarda le interruzioni di corrente. Quello che è accaduto in Venezuela in fondo è simile all’infezione delle centrali nucleari di Bushehr e Natanz dell’Iran ottenuto con il virus informatico Stuxnet nel 2010, probabilmente un’operazione congiunta statunitense ed israeliana. Almeno questo è quanto l’Iran e poi Edward Snowden ha indicato come responsabilità per quello che è successo.
Per la cronaca, in quell’occasione ci furono problemi che durarono per mesi. Certo – almeno per ora – non possiamo sapere se in Venezuela sia accaduta o meno la stessa cosa. Sappiamo però che la capacità tecnica di compiere in modo analogo un attacco informatico esiste ed è stata utilizzata in precedenza. Sappiamo anche che le interruzioni di corrente in Venezuela hanno fatto precipitare il paese in una situazione gravissima: sanità, refrigerazione dei cibi, le banche e ogni tipo di attività dipende dalla corrente elettrica. Sappiamo anche che una simile situazione è auspicata. Quindi fatalità, coincidenza? Per ora sappiamo che la distruzione degli aiuti umanitari non è stata responsabilità di Maduro ma dell’opposizione.
@vietatoparlare