Venezuela – Maduro nelle elezioni regionali ha stravinto. A quanto la fine delle sanzioni e il ritorno delle 30 tonnellate d’oro detenute a Londra?
“Questa volta abbiamo deciso di partecipare per combattere, mobilitare, organizzare e consegnare un messaggio di speranza a tutti i venezuelani” aveva detto il leader dell’opposizione venezuelana Leopoldo Lopez.
Quindi l’opposizione ha partecipato alle elezioni regionali venezuelane tenutesi il 21 novembre. È stata la prima volta dal 2017 che l’opposizione venezuelana ha partecipato alle elezioni locali.
Naturalmente il tweet Leopoldo Lopez lo aveva scritto prima dei risultati delle elezioni il, il 20 novembre. Dopo di quel tweet, con la vittoria schiacciante dei chavisti, egli non ha scritto più nulla.
Questa volta parlare di brogli elettorali è difficile, sia per la netta vittoria e sia per la presenza di osservatori dell’Unione Europea. I risultati sono chiari, qui non si tratta di una piccola differenza.
Osservatori UE: da fare altri progressi ma la votazione è stata “la più equilibrata che il Venezuela abbia avuto negli ultimi 20 anni”
Il rapporto degli Osservatori UE infatti recita: “l’amministrazione elettorale sarebbe stata la più equilibrata che il Venezuela abbia avuto negli ultimi 20 anni. In particolare, la nomina delle nuove autorità del Cne avrebbe trasformato i voti di domenica in “un primo e cruciale test per il ritorno della maggior parte dei partiti di opposizione”. Sono stati segnalati però singoli episodi ma di non di irregolarità allo scrutinio quanto a distribuzione di generi alimentari, non accesso a giornalisti, e una uccisione non chiarita. Ovviamente, è innegabile che il bicchiere è quasi pieno anche se Reuters ha utilizzato un titolo a schema bicchiere mezzo vuoto. Se si parla di risultato elettorale, la UE sostanzialmente lo valida.
Risultati elezioni
Come vedete nella foto che segue, solo tre provincie (in blu) sono passate all’opposizione tre Stati: l’isola di Nueva Esparta, Cojedes e soprattutto Zulia, stato petrolifero, il più popolato del Venezuela, la cui capitale Maracaibo è la seconda città più grande del paese. Il resto è andato ai “chavisti del “Grande Polo Patriottico””.
L’Unione europea ha inviato una missione di osservatori elettorali nel Paese sudamericano, la prima in 15 anni. Il loro rapporto è atteso per il 23 novembre.
Alle elezioni regionali in Venezuela, hanno partecipato 8,151 milioni di cittadini – questo è il 41,8% degli elettori. La vittoria assordante del blocco chavista ( 20 delle 23 regioni) è per molti versi l’incapacità dell’opposizione di convincere la popolazione e mobilitare sostenitori.
Il leader dell’opposizione Manuel Rosales è diventato il governatore di Zulia, che è il principale stato petrolifero del paese. Oltre allo stato, quasi tutte le città di Zulia, compresa la seconda città più grande, Maracaibo, erano nelle mani dell’opposizione.
E’ interessante che coloro che hanno vinto dell’opposizione sono i vecchi oppositori degli anni 90′ e non i nuovi emergenti con Guaidò del 2010 .
È interessante notare che praticamente tutti gli oppositori che hanno assunto posizioni elevate a seguito di queste elezioni sono “l’eredità degli anni ’90”. Lo stesso Rosales è stato sindaco di Maracaibo nel 1995. E, a giudicare dal modo in cui l’opposizione non venezuelana sta giurando su Twitter ora, “i vecchi degli anni ’90” hanno superato i “giovani degli anni 2010”. Di questi ultimi sono molto infelici.
Ricordiamo che il 23 gennaio 2019 Juan Guaido si autoproclamò Presidente del Paese, subito sostenuto da Washington e da alcune capitali europee. Fu un’operazione che senza l’appoggio degli USA non sarebbe mai riuscita. Successivamente Guaidò risultava più supportato dall’esterno del suo paese che dai suoi concittadini.
Per Maduro è un trionfo. Sarà molto difficile montare proteste di non legittimità di queste elezioni.
Tuttavia le 30 tonnellate di oro rimangono a Londra e le sanzioni ancora lì, evidentemente è proprio Maduro che non piace. Probabilmente per le sue amicizie e per la sua dottrina. Ma questa è la democrazia, altrimenti lo è solo di facciata, quando fa comodo.
La Corte Penale Internazionale interviene sempre con una certa tempestività
Intanto, poco prima delle elezioni, il 4 novembre. La Corte Penale Internazionale (ICC) dell’Aia ha avviato un’indagine formale sui presunti crimini contro l’umanità commessi in Venezuela. Lo aveva reso noto lo stesso presidente Nicolas Maduro sul canale televisivo Venezolana de Televisión.
Questa indagine era stata richiesta dagli Stati Uniti. Il leader venezuelano aveva affermato che le parti hanno firmato un memorandum, che implica la cooperazione nel chiarire vari fatti. Maduro era d’accordo con la procedura ed ha firmato, anche se ha notato che non la approvava. Ma aveva detto: “Vi garantisco che in questa fase lasceremo il rumore delle informazioni e lavoreremo all’attuazione di questo accordo per scoprire la verità “.
Resta il fatto che sarebbe più utile che la CPI indagasse con più libertà e svincolata dalla politica. Questo non appare.
Ricordo che ai tempi di Gheddafi il procuratore Moreno passò dopo aver condannato Gheddafi a guerra finita a ricoprire un importante incarico nel nuovo governo libico. Ed oggi sta accusando in prossimità delle elezioni libiche il figlio di Gheddafi , Saif al-Islam. (candidato alle elezioni) di crimini contro l’umanità con incredibile tempismo.
Basta con le sanzioni automatizzate
Intanto, all’inizio del mese, il ministro degli Esteri della Repubblica Bolivariana, Felix Plasencia ha dichiarato che ha fatto richiesta agli USA di revocare le sanzioni ed ha dichiarato di voler avere rapporti costruttivi con l’amministrazione Biden. Questo appunto, secondo il politico, implica il rifiuto di Washington della politica di sanzioni e pressioni contro il governo di Nicolas Maduro.
“Stiamo cercando di migliorare i rapporti con l’amministrazione Biden? Certo che lo facciamo. Naturalmente, vorremmo avere il miglior rapporto possibile con il governo degli Stati Uniti. Siamo determinati a mantenere buoni rapporti con qualsiasi governo e ci sforziamo di basarli sul rispetto della sovranità e sulla parità di trattamento ” , ha affermato Plasencia.
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