Il Daily Mirror in un articolo di ieri – a firma di Douglas Whitbread – ha sostenuto che a bombardare Donetsk, la capitale della Omonima Repubblica indipendentista, siano stati i Russi. Nell’articolo non esiste alcuna verifica dei fatti ma evidentemente non serve, non essendo la fonte dell’articolo la ‘disinformazione’ russa ma il circuito di ‘fonti attendibili’.
Altrimenti non si arriverebbe – mentendo – ad attribuire il bombardamento ai russi: “si è vista una nuvola di fumo sopra Donetsk, ieri dopo il brutale bombardamento russo”.
Evidentemente, il fatto che sostenere una simile idiozia sia irragionevole, non importa, se ciò che si riferisce è conforme ed obbediente alla narrativa prevalente.
Non sono nemmeno imbarazzati dal fatto che al centro di questa foto ci sia un grande poster (vedi freccia) che dice: “Siamo il Donbass russo”.
Questo metodo di riportare le notizie è diffuso. Praticamente la maggior parte dei media riportano i fatti in questi termini a dir poco ‘nebulosi’. Mentre, la città di Donetsk è bombardata dalle truppe ucraine da settimane con i proiettili da 155 mm occidentali forniti con relativi lanciatori.
Ciò che non viene detto è che per sopprimere il fuoco costante proveniente dalle trincee fortificate dell’esercito ucraino, le forze russe stanno effettuando dal 24 febbraio una manovra per aggirare alle spalle le suddette forze di Kiev e neutralizzare le fortificazioni, ponendole in una sacca. Questo è il senso strategico di ciò che sta accadendo.
Ma purtroppo, alcuni dei nostri importanti media giocano con l’ambiguità insinuando o offrendo una informazione fuorviante, laddove dicono genericamente che il Donetsk è bombardato dai russi, senza distinguere le zone liberate (secondo i russi) da quelle ancora in mano ucraina.
Stiamo parlando del territorio contro il quale il governo ucraino per 8 anni ha mandato i battaglioni punitivi e poi ha attaccato continuamente uccidendo circa 10.000 civili. La gente in queste zone, non è amichevole con lo stato ucraino. Questo non viene detto, ma di tanto in tanto alcune testimonianze riescono a filtrare le reti della censura che di fatto è già operativa. Questo è il caso di una recente intervista di una troupe di France 2 a residenti locali.
Ovviamente, essere attraversati dal dubbio che quelle siano bombe ucraine è veramente singolare, per non dire indegno verso le tante vittime civili.
Ed allora con ciò voglio forse affermare che l’esercito russo non bombarda gli insediamenti che vuole conquistare? Certamente no, non ho detto questo. Ma qualsiasi esercito farebbe lo stesso, specialmente in un territorio ove il trinceramento urbano sembra essere il metodo preferito dalle forze ucraine.
In tutti i modi, le forze russe non circondano mai completamente città e villaggi, appunto per dare la possibilità alla popolazione di mettersi in salvo e per dare modo alle forze armate ucraine di esfiltrare. Questo però non vuol dire che ad un fuoco di batteria, la Russia non risponda con un fuoco di controbatteria o che non spari per prima laddove ci sono forze ucraine.
Le forze ucraine fanno esattamente la stessa cosa. Ciò vuol dire solamente questo: non c’è l’orco e l’angelo. La conduzione della guerra viene condotta dai militari e non c’è nulla di umanitario in questo. C’è solo una guerra che va giudicata e fermata, ma chi continua a dire che questo può avvenire buttando altra benzina sul fuoco, è in cattiva fede e sta diffondendo informazioni di propaganda.
Bombardamenti su Sloviansk e Kramatosk
In merito agli asseriti bombardamenti a tappeto delle forze russe e alleate (repubbliche del Donbass) sulle città di Sloviansk e Kramatosk, anche in questo caso non darei tutta la informazione mainstream come oro colato. Ci sono numerose testimonianze che mettono in dubbio questa versione. In concreto le false flag non sono escluse, mentre è certa la costituzione da parte delle forze ucraine in ritirata – di nuove linee di difesa lungo il percorso zeppo di insediamenti, senza soluzione di continuità, lungo l’autostrada.
La particolarità della formazione storica del Donbass come regione risiede in un contesto urbano estremamente denso. Le città si sono fuse l’una con l’altra durante i decenni di industrializzazione e urbanizzazione sovietica. Tra di loro, se c’è uno spazio vuoto, allora è pieno di zone industriali e piccoli villaggi.
Le strade si intrecciano tra loro in una rete. Ad esempio, l’autostrada Seversk – Soledar – Artemovsk, lungo la quale è in costruzione una nuova linea di difesa delle forze armate ucraine, non ha una designazione specifica come autostrada. Queste sono solo strade che confluiscono l’una nell’altra in insediamenti uniti (Pushkin Street a Seversk diventa Shevchenko Street a Zvanovka, e più a sud c’è Gorky Street fino a Soledar).
Ecco perché è stato così facile per le forze armate ucraine creare aree fortificate difensive, quando gli insediamenti praticamente intrecciati tra loro possono essere trasformati in un’unica catena di fortificazioni. Per cui questa catena deve essere superata villaggio dopo villaggio, città dopo città, i nomi di villaggi poco conosciuti sono trasformati dalle Forze armate ucraine in un continuo schieramento di difesa. Questo scenario si intravvede costantemente nei rapporti ufficiali.
Da qui i ‘combattimenti feroci’. Quindi gli elementi che concorrono ad un combattimento più o meno feroce sono orografia e geografia, dottrina militare, e forse anche un certo intento di punire il supporto della popolazione del Donbass, e non lasciare intatto nulla alle spalle.
VPNews