Negli ultimi anni, l’emergenza pandemica ha spinto la comunità internazionale verso la ricerca di soluzioni condivise per prepararsi e rispondere a future crisi sanitarie globali. Questa è la verità ufficiale ma emergono anche evidenze che l’emergenza è stata usata per introdurre leggi e accelerare la cessione di sovranità dei paesi verso le istituzioni internazionali.
Ora è noto a tutti che la proposta di un trattato pandemico globale, sostenuta dall’Unione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mira a instaurare una collaborazione internazionale più solida e resiliente. Ma – come ho accennato – il contesto in cui questa proposta prende forma è complesso e solleva questioni significative riguardo alla legittimità e all’efficacia dell’OMS come organismo guida in tali iniziative, date le sue relazioni con i principali finanziatori privati e l’industria farmaceutica.
Interessi privati di Pubblico Dominio
L’OMS riceve una parte significativa del suo finanziamento da entità private, tra cui la Bill & Melinda Gates Foundation e la GAVI Alliance, entrambe fortemente impegnate nella promozione dei vaccini. Se da un lato questi contributi hanno sostenuto importanti campagne di vaccinazione globale, dall’altro sollevano interrogativi sulla possibile influenza di questi finanziatori sulle politiche e le priorità dell’organizzazione, visto anche che contemporaneamente all’emergenza pandemica si sono dati il via a livello mondiale ad agende come il Grande Reset globale, il Next Generation per l’UE e “Build Back Better” negli USA. Quindi, la predominanza di finanziatori privati nel budget dell’OMS e le porte girevoli sempre più evidenti, nonché la predominanza degli interessi di questi settori sulle istituzioni, ci interroga seriamente sulla neutralità delle sue direttive e sulla capacità di agire indipendentemente dagli interessi commerciali.
Il peso delle Multinazionali Farmaceutiche
Le multinazionali farmaceutiche rappresentano un altro attore chiave nel panorama della salute globale, con 15 aziende (tutte statunitensi) che detengono circa la metà del mercato farmaceutico mondiale. Ora è rilevante che gli USA siano i maggiori finanziatori dell’OMS tra gli stati membri e che la presenza predominante di aziende statunitensi, insieme a importanti attori europei, svizzeri, francesi, israeliani e tedeschi, evidenzia un’industria concentrata e potente, capace di esercitare notevole influenza tanto sulle politiche sanitarie quanto sulle decisioni politiche non prettamente sanitarie. In questo contesto, il ruolo dell’OMS come arbitro imparziale nel settore della salute pubblica globale viene messo seriamente in discussione, in quanto i potenziali conflitti di interesse potrebbero compromettere seriamente la sua capacità di servire equamente gli interessi di tutti gli stati membri.
La necessità di non cedere quote di sovranità, specialmente in questo momento storico
Affrontare la questione dei conflitti di interesse nell’ambito dell’OMS e il peso delle agende globali sulla salute è fondamentale per ristabilire la fiducia nelle istituzioni che guidano la risposta alle pandemie. Una maggiore trasparenza nelle fonti di finanziamento, insieme non solo a un impegno chiaro verso la responsabilità e l’indipendenza dalle influenze commerciali, ma anche a una riforma complessiva dello strumento dell’OMS, sarebbe molto necessaria per aiutare a mitigare queste legittime preoccupazioni.
Ovviamente, questo dovrebbe essere fatto PRIMA dell’approvazione dell’investitura da parte dell’OMS di maggiori poteri sugli stati, e , in ogni caso, la sovranità appartiene allo stato ed ai popoli e visto la storia recente è del tutto inopportuna affidarsi ai leder politici attuali, perchè sono gli stessi che lo stanno portando verso la 3^ guerra mondiale, in una nuova demenziale ed irresponsabile corsa agli armamenti ed al bellicismo.
In questo contesto, è altresì necessaria una riflessione approfondita sui meccanismi attraverso i quali le multinazionali farmaceutiche interagiscono con le politiche sanitarie globali, per assicurare che gli interessi commerciali non prevalgano sul bene pubblico. Ma non solo, è necessario ancora indagare su cosa gli stati hanno fatto durante la pandemia di Coronavirus, perché molto spesso hanno fatto a gara a implementare misure limitanti i diritti costituzionali dei cittadini e, anche dal lato sanitario, diffuso pratiche antiscientifiche e dannose, escludendo le cure a favore di vaccini ancora sperimentali.