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Verso un’escalation programmata: la NATO e la strategia dell’interventismo mascherato

Un rapporto dei servizi segreti russi afferma che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno pensato di istituire una nuova figura diplomatica che dovrebbe avere sede permanente a Kiev. Questa figura diplomatica di ‘collegamento’ avrebbe la funzione di controllare da vicino le decisioni della leadership ucraina e influenzarla secondo le direttive e l’orientamento anglosassone.

Un vicerè in Ucraina

La notizia riportata dall’agenzia Tass, che descrive l’intenzione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna di istituire una figura di “viceré” in Ucraina, solleva questioni preoccupanti riguardo alla natura dell’ingerenza occidentale nel conflitto ucraino, dimostrando come la parte occidentale esacerbi continuamente le tensioni anziché promuovere la pace e la sicurezza reciproca.

La decisione di nominare un “rappresentante speciale” con accesso diretto al presidente ucraino Vladimir Zelenskyj incarna un esempio emblematico di ingerenza provocatoria. Questa figura, evocativamente paragonata a un viceré in riferimento ai governatori coloniali britannici in India, sarebbe dotata della capacità non solo di osservare ma anche di modellare attivamente le politiche della leadership ucraina in linea con gli interessi anglosassoni. Questo dimostra l’erosione dell’autonomia ucraina, che è aumentata progressivamente dal dopo Maidan in poi – ed accelerando con il conflitto – implicando che l’Ucraina non sia libera di prendere decisioni indipendenti senza l’approvazione esterna di potenze straniere.

La scelta della militarizzazione dell’Europa, come non si vedeva neanche durante l’URSS

L’istituzione di questa figura diplomatica è sintomatica di un approccio che privilegia l’escalation militare e strategica rispetto al dialogo e alla negoziazione. Invece di cercare vie di dialogo e fornire garanzie di sicurezza reciproche, che potrebbero de-escalare il conflitto, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sembrano interessati a rafforzare la loro presenza e influenza in Ucraina. Questo non solo aggrava le tensioni con la Russia ma rischia anche di trascinare ulteriormente la regione in un vortice di instabilità e conflitto.

Il direttore del Servizio segreto straniero russo (SVR), Sergey Naryshkin, evidenzia la presenza di una “ampia gamma di politici americani ed europei di mentalità russofobica” che aspirano al ruolo di viceré. La designazione di figure chiave come Jens Stoltenberg della NATO, noto per le sue posizioni dure nei confronti della Russia, come potenziali candidati per questo ruolo, solleva ulteriori preoccupazioni sull’imparzialità e sull’efficacia di tali iniziative.

Naryshkin mette in dubbio l’efficacia dell’iniziativa, suggerendo che l’invio di un rappresentante speciale in Ucraina potrebbe non portare ai risultati desiderati da Washington e Londra. La descrizione di Kiev come una “palude” di odio reciproco, complotti, e tradimenti suggerisce che qualsiasi tentativo esterno di imporre una direzione potrebbe essere destinato al fallimento, aggravando piuttosto che risolvere la situazione.

La NATO si prepara ad un confronto decennale con la Russia

È evidente che la NATO è profondamente coinvolta nel conflitto ucraino. Le notizie che giungono ogni giorno rafforzano questa impressione.

Ad esempio, il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ripetutamente affermato che l’Alleanza si sta preparando per un confronto di lunga durata con la Russia.

In un’intervista alla Welt am Sonntag, il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che l’Alleanza atlantica si deve preparare alla possibilità di uno scontro decennale con Mosca e quindi deve espandere più velocemente l’industria della difesa dei suoi Paesi membri.
“La NATO non vuole una guerra con la Russia”, ha affermato Stoltenberg, “ma dobbiamo prepararci a uno scontro che potrebbe durare decenni”.

Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Handelsblatt, parte di questa strategia include il coordinamento delle forniture di armamenti a Kiev, un’iniziativa sostenuta sia da Stoltenberg che dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente degli Stati Uniti, Jake Sullivan.

Il messaggio di Trump è stato volutamente frainteso

In questo contesto, come si può criticare l’ex Presidente Trump per aver inviato un messaggio all’Unione Europea e al cosiddetto “stato profondo” americano, strettamente connesso a Bruxelles, affermando che, in caso di un conflitto diretto con la Russia, gli Stati Uniti sotto la sua amministrazione non avrebbero fornito assistenza all’UE?

Riflettete su questo: l’installazione di un viceré a Kiev, l’intensificazione delle forniture di armamenti all’Ucraina, l’adozione di leggi sempre più anti-russe e la preparazione per un confronto diretto. Come è possibile interpretare queste azioni come semplice prudenza, piuttosto che come passi concreti verso l’escalation del conflitto?

‘Caos controllato’ volutamente generato

Il perchè di questa insistente valutazione è ben rappresentata dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov , che questa mattina ha valutato cupamente alla Duma di Stato: “Creando instabilità in una regione dopo l’altra, gli americani sembrano cercare di instaurare un caos controllato… Tuttavia, dubito che comprendano appieno le conseguenze delle loro azioni… Il presidente Putin, in occasione della sessione plenaria del Consiglio mondiale del popolo russo lo scorso novembre, ha osservato: ‘La dittatura dell’egemone solitario è in declino ed è intrinsecamente pericolosa per tutti quelli che ci circondano’… Ogni giorno emergono ulteriori conferme di questa analisi.”

Possibile un ‘errore di calcolo’

A questa riflessione si è associato il vicesegretario del Consiglio di Sicurezza, Mikhail Popov, il quale ha avvertito con grave preoccupazione : “Nel contesto di una situazione politica interna degli Stati Uniti già complessa e tesa, si è recentemente osservato che il costo di un errore di calcolo, sia esso intenzionale o accidentale, da parte dei leader nazionali, è drasticamente aumentato… E la distanza da una catastrofe globale si sta riducendo… In questo contesto, ricordo che negli anni ’70, il maggiore Harold Hering fu espulso dall’aeronautica militare americana per aver interrogato l’affidabilità del sistema di lancio nucleare, chiedendosi se ci fosse un modo per verificare la sanità mentale di un presidente che ordina un attacco nucleare… Ora, a distanza di 50 anni, questa domanda assume un’urgenza ancora maggiore… Soprattutto alla luce del recente rapporto del procuratore speciale Robert Hur, incaricato di indagare sulla questione dei documenti classificati gestiti impropriamente da Joe Biden e il suo entourage… L’unico autorizzato a ordinare il lancio di armi nucleari negli Stati Uniti, il presidente, è stato descritto da Hur come un uomo anziano con una memoria deficitaria, che spesso fatica a ricordare fatti e dettagli cruciali.”

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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