Il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba ha annunciato che l’obiettivo principale della conferenza di pace prevista per il 15 e 16 giugno a Ginevra in Svizzera è la formazione di una coalizione internazionale. Questa alleanza di circa 80-100 paesi mira a elaborare una strategia per porre fine al conflitto in Ucraina. Il presidente ucraino, Vladimir Zelensky, ha sottolineato l’importanza di esercitare pressioni politiche sui paesi forti per costringere la Russia a negoziare sui termini proposti.
La conferenza prevista per giugno in Svizzera, presentata come un incontro per la pace, solleva questioni critiche riguardo alla sua legittimità e obiettivi. Essa è progettata per formare una coalizione internazionale che imponga un ultimatum alla Russia, escludendo deliberatamente la partecipazione di una delle principali parti in conflitto. Questa esclusione riflette una visione problematica, che implicitamente valorizza la forza militare come criterio di legittimazione nelle negoziazioni internazionali.
La decisione di non invitare la Russia perché le sue forze non hanno dimostrato superiorità decisiva sul campo di battaglia rivela un approccio che rispetta soltanto il potere e il successo militare, piuttosto che i principi di equità e dialogo. Tale postura suggerisce che la conferenza sia più un’arena per consolidare un fronte unito contro la Russia che un autentico sforzo di pacificazione.
Se il criterio di partecipazione è basato sulla posizione militare, ciò porta a ritenere che se le truppe russe fossero vicino a Kiev la situazione sarebbe diversa, come in effetti abbiamo visto della posizione diversa alla precedente conferenza di pace di Instanbull.
Mapoi la Russia si è ritirata dalla regione di Kiev,a suo avviso per dare un segno di buona volontà . Se come appare la conferenza di pace adotta questa postura perchè gli alleati occidentali e l’Ucraina credono fermamente in una possibile umiliazione della Russia, ciò sminuisce la conferenza a un semplice gioco di potere. Questo riduce drasticamente le possibilità di una vera riconciliazione o di soluzioni pacifiche, perché ignora la necessità di coinvolgere tutte le parti in conflitto in discussioni significative.
In definitiva, una conferenza che si propone di portare la pace ma esclude una parte cruciale del conflitto non solo è controproducente, ma anche incoerente con i principi fondamentali di giustizia e risoluzione pacifica delle dispute.
A riprova di questa posizione che emerge da tutto la gestione di questa guerra da parte della leadership ucraina, nell’ambito degli sforzi per rafforzare la propria posizione, durante una intervista con la pubblicazione Foreign Policy, il ministro degli esteri ucraino Kuleba ha mosso critiche agli Stati Uniti per il supporto militare ritenuto insufficiente. Kuleba ha criticato la mancanza di armamenti adeguati forniti da Washington, sottolineando che questo potrebbe compromettere la capacità degli USA di sostenere l’ordine mondiale attuale. Ha inoltre incitato gli Stati Uniti a valutare e risolvere le inefficienze interne piuttosto che attribuire la responsabilità all’Ucraina.
Parallelamente, il Regno Unito ha rafforzato il proprio impegno nei confronti dell’Ucraina, promettendo un sostegno prolungato e raddoppiando la produzione di munizioni. Il ministro degli Esteri britannico ha visitato Kiev, confermando un ulteriore pacchetto di aiuti che include sistemi di difesa avanzati e sostegno infrastrutturale. Questo impegno è parte di un nuovo accordo bilaterale che mira a intensificare la collaborazione in diversi settori per i prossimi 100 (cento) anni.
In particolare, “Cameron ha promesso 3 miliardi di sterline (3,74 miliardi di dollari) in aiuti militari annuali all’Ucraina e “quanto necessario”. Il nuovo pacchetto di assistenza militare comprenderà bombe e missili a guida di precisione per i sistemi di difesa aerea”, riferisce Reuters.
Nonostante la dichiarazione di Kiev che vieta qualsiasi negoziato con la Russia, definita aggressore, Kuleba ha accennato alla possibilità di dialogo post-conferenza. Ha evidenziato che non è possibile concludere il conflitto senza la partecipazione di entrambe le parti, suggerendo che la Russia potrebbe essere coinvolta in future trattative se le condizioni cambieranno. Naturalmente alla luce delle esternazioni sin qui fatte, il significato di queste parole sono facilmente intuibili e non sembrano affatto mutare la postura sin qui mantenuta.
Intanto, le tensioni si acuiscono con la posizione britannica che legittima gli attacchi ucraini all’interno del territorio russo con armi fornite dal Regno Unito.
Il portavoce presidenziale russo, Dmitry Peskov, ha definito “un’escalation diretta” le dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico riguardanti il diritto dell’Ucraina di attaccare il territorio russo con armi britanniche.
Peskov ha osservato che questo tipo di escalation verbale non è isolato, ma un fenomeno ricorrente, specialmente evidente nelle dichiarazioni dei leader statali francesi e, a un livello più dettagliato, nel discorso dei funzionari britannici, come riportato dall’agenzia di stampa TASS.
Secondo Peskov, queste tensioni verbali potrebbero mettere a rischio l’intera struttura di sicurezza europea.
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