Mons. Marc Aillet, Vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron, ha recentemente rilasciato un comunicato stampa in cui esprime il suo sostegno agli agricoltori e critica le politiche economiche e agricole che li penalizzano. Egli sottolinea che l’economia dovrebbe servire l’uomo e non il contrario, difendendo il diritto di ogni persona a vivere dignitosamente dal proprio lavoro. Mons. Aillet evidenzia la necessità di ridefinire i processi decisionali tra l’Unione Europea e gli Stati membri e di attuare una nuova Politica Agricola Comune che rispetti la dignità degli agricoltori. Infine, sottolinea che la crisi agricola è in realtà una crisi di civiltà, che va oltre la situazione degli agricoltori:
Comunicato stampa di Mons. Marc Aillet, Vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron:
Già quindici anni fa (era il 6 ottobre 2009), scrivevo in un comunicato stampa dal titolo “Per un’economia e un’agricoltura al servizio dell’uomo”:
“L’economia è fatta per l’uomo e non l’uomo per l’economia. Per questo la Chiesa difende il diritto di ogni uomo a vivere dei frutti del proprio lavoro, a ricevere un “giusto salario” o ad essere remunerato secondo un “giusto prezzo”, idoneo a consentirgli di vivere dignitosamente con tutti. le sue persone.
È con lo stesso spirito che diversi miei fratelli vescovi si sono espressi nei giorni scorsi per sostenere le giuste rivendicazioni degli agricoltori, la cui mobilitazione non si indebolisce e che lottano oggi per non scomparire.
Per quanto mi riguarda, conosco bene la gravità della situazione e il disagio di molti agricoltori dei Pirenei Atlantici, in Francia e altrove, costretti talvolta a vendere in perdita a causa della concorrenza sleale cui sono sottoposti e di vincoli insopportabili (norme, regolamenti, controlli, ecc.) che gravano su di essi. Sappiamo, ad esempio, che le statistiche ufficiali segnalano il suicidio di un agricoltore ogni due giorni in Francia? Desidero pertanto assicurare loro il mio pieno sostegno morale e spirituale. Sono inoltre convinto che potranno contare anche sulla solidarietà attiva dei fedeli della diocesi.
Il governo cerca subito di superare l’attuale crisi annunciando una serie di misure (blocco dell’aumento della tassa sul diesel non stradale, fondi di emergenza, semplificazione delle norme, ecc.), che probabilmente non spegneranno l’incendio né “Salviamo la nostra agricoltura”.
Come possiamo infatti pretendere di salvare l’agricoltura senza mettere in discussione diverse decine di accordi di libero scambio o di trattati negoziati e ratificati a Bruxelles, trattati di ispirazione neoliberista e globalista che mettono a rischio l’agricoltura francese ed europea? che sono esentati dal rispetto delle norme ambientali e sanitarie a cui sono comunque soggetti i nostri agricoltori?
La sopravvivenza della nostra agricoltura e la nostra sovranità alimentare non sono più compatibili con il “Green Deal” (Patto Verde Europeo) e il cosiddetto programma “Farm to Fork” (“Dalla fattoria alla tavola”) che con il pretesto di proteggere l’ambiente e ridurre le emissioni di gas serra, prevedere su scala europea un declino dell’agricoltura e dell’allevamento (maggese, riduzione dal 10 al 20% delle superfici agricole e della produzione agricola, ecc.).
Sarà senza dubbio necessario, un giorno o l’altro, ridefinire i processi decisionali tra l’Unione europea e ciascuno degli Stati membri quando sono in gioco i loro interessi vitali e attuare, come auspicano numerose unioni agricole, una nuova PAC ( Politica Agricola Comune) più rispettosa della dignità degli agricoltori, che non intendono semplicemente dipendere da aiuti o sussidi, ma aspirano a vivere del frutto del proprio lavoro.
Ma attenzione: la crisi che sta attraversando il mondo agricolo è in realtà una crisi di civiltà, i cui problemi vanno ben oltre la situazione degli agricoltori e la questione della nostra autonomia alimentare.
Storico e rinomato specialista del mondo agricolo, Raymond Delatooche scriveva:
“I contadini sono l’origine necessaria, il fondamento insostituibile di ogni società. Non c’è esempio nella storia in cui una civiltà che affonda le sue radici nella famiglia contadina non sopravviva ai contadini.
Siamo dunque orgogliosi delle nostre radici, non abbiamo paura di dare agli agricoltori e alle loro giuste rivendicazioni il sostegno che meritano, osiamo anche ricordare che una Francia senza contadini non sarebbe più la Francia, per difendere la nostra identità… E che Dio benedica il lavoro dei contadini di Francia!
+ Marc Aillet, vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron, 1 febbraio 2024