Video: Femministe radicali Pro-aborto danno fuoco alla cattedrale cattolica di Città del Messico

Nei giorni scorsi abbiamo visto alcuni video impressionanti di manifestanti che attaccavano con il fuoco la cattedrale di Città del Messico. Questo articolo di Martin M. Barillas pubblicato su LifeStieNews ci spiega nel dettaglio le motivazioni con numerosi documenti video le violenze di gruppi di femministe radicali che rivendicano con atti di guerriglia urbana il “diritto” all’aborto.

La traduzione è a cura di Annarosa Rossetto per il blog di Sabino Paciolla. 

In coordinamento con le proteste a livello mondiale in favore dell’aborto, sabato scorso una banda di femministe radicali ha dato fuoco alla cattedrale cattolica metropolita di Città del Messico durante una marcia.  Hanno anche imbrattato con graffiti osceni i muri esterni della chiesa e appiccato altri roghi.

Centinaia di femministe radicali mascherate e vestite di nero hanno marciato a Città del Messico con striscioni inneggianti all’aborto e ai diritti LGBTQ. Le troupe di giornalisti televisive hanno documentato come alcune manifestanti mascherate hanno distrutto le pensiline alle fermate degli autobus, scritto con gli spray slogan su proprietà pubbliche e private e aggredito giornalisti e agenti di polizia.

Un po’ come i cosiddetti antifa, sinistrorsi originari degli Stati Uniti, le teppiste vestite di nero hanno dipinto slogan come “Il corpo è mio”, “aborto legale” e “Dio è donna”. Alcune sfoggiavano le bandane verdi che sono diventate il simbolo delle attiviste pro-aborto in tutta l’America Latina.

Quando le manifestanti hanno dato fuoco alla porta d’ingresso della cattedrale, i pompieri sono riusciti a spegnere le fiamme impedendo così all’incendio di propagarsi. La polizia e i membri della Guardia Cristera Nacional, un gruppo di cattolici devoti alla Vergine di Guadalupe che hanno giurato di proteggere le chiese, hanno formato un cordone umano per impedire pacificamente alle manifestanti di entrare nella storica chiesa. Si sono anche radunati intorno ad altre chiese della città per prevenire incendi e distruzione.

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Le manifestanti pro-aborto, secondo le notizie locali, hanno attaccato anche gli astanti per strada.

Vedendo che il fuoco non si propagava nella cattedrale, le manifestanti pro-aborto si sono ritirate verso il centro dello Zocalo, la piazza centrale della città, dove hanno fatto un falò e continuato a scandire slogan chiedendo la legalizzazione dell’aborto.

Le incendiarie hanno anche dato fuoco all’entrata degli uffici del Consiglio nazionale dei Commercianti e dei Fornitori di Servizi del Messico (CONACO) e della Camera Nazionale di Commercio nel centro della città.

Il contingente, in gran parte femminile, della Polizia municipale presente sul luogo è rimasto passivo mentre le manifestanti distruggevano la proprietà pubblica e davano fuoco. I media locali hanno riferito che le manifestanti hanno attaccato i cattolici, gli operatori dei media che riprendevano l’evento e gli agenti di polizia. L’arcivescovo del Messico si aspetta un rapporto ufficiale delle autorità civili sull’incidente.

L’ACI Prensa ha riferito che Mauricio Alfonso Guizar della Guardia Nacional Cristera ha dichiarato che la sua organizzazione ha inviato un appello tramite i social media ai cattolici perché venissero in centro città per pregare e difendere le chiese dagli attacchi programmati.

“Grazie alle segnalazioni sui social network cattolici, siamo stati in grado di difendere le chiese e il governo ha inviato funzionari di pubblica sicurezza, avendo capito che le chiese non sono cose di poco conto”, ha detto ai media.

La manifestazione violenta a Città del Messico è avvenuta pochi giorni dopo che l’assemblea  legislativa di Oaxaca, uno Stato molto povero nel sud del Messico, aveva ampiamente depenalizzato l’aborto.  Mercoledì, mentre gli attivisti pro-life gridavano “Assassini!  Assassini!” fuori dall’assemblea legislativa locale, la maggioranza dei parlamentari ha votato per rendere Oaxaca la seconda giurisdizione dopo Città del Messico ad approvare una legge sull’aborto.

La nuova legge modifica il Codice Penale dello Stato in evidente contraddizione con la Costituzione dello Stato stesso. Le forze pro-aborto si aspettano che la Costituzione dello stato verrà successivamente riformata. La modifica del Codice Penale è stata approvata da 24 dei 41 parlamentari locali. Un emendamento costituzionale, tuttavia, richiederà il voto di due terzi della Camera.

L’ “onda verde” dei sostenitori dell’aborto iniziata lo scorso anno in Argentina è quasi riuscita a vedere approvata dal senato nazionale argentino la legge sull’aborto. Tutti i partiti politici nel paese sudamericano attualmente schierano candidati presidenziali a favore dell’aborto, tranne uno.

Nelle marce a favore dell’aborto a Buenos Aires e in altre città dell’Argentina, i manifestanti abortisti hanno appiccato incendi, scagliato pietre e lanciato attacchi fisici.

La vittoria a favore dell’aborto in Messico è stata annunciata come un successo del movimento iniziato in Argentina.

L’arcivescovo di Oaxaca Pedro Vázquez Villalobos ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che le persone di buona volontà nella sua regione “amano la vita” e non vogliono leggi che continuano a erodere il rispetto della vita.

“Fare leggi che promuovono la morte del nascituro causa grave decadimento morale, deforma i nostri valori, non difende gli indifesi e i deboli”, ha affermato.

L’arcivescovo ha sottolineato che l’enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II ha invitato l’umanità a “rispettare, proteggere, amare e servire la vita, tutta la vita umana!”

“Non vogliamo che il fratello uccida il fratello, che una madre uccida il figlio, vogliamo (leggi) che diano valore a ciascuno di noi”, ha continuato l’arcivescovo “… Abbiamo bisogno di leggi che combattano la povertà, che sostengano le zone rurali, che eliminino tutte le forme di violenza “.

Oaxaca è conosciuta non solo per la sua povertà materiale ma anche per la sua ricchezza di cultura. Almeno un terzo dei suoi cittadini parla lingue indigene come Mixtec e Zapotec, e la metà non parla spagnolo. Sono famosi per i loro prodotti tessili fatti di intrecci colorati e la cultura tradizionale.

Circa il 95 % dei Messicani si identifica come cattolico, ed in Brasile i Cattolici ammontano a circa l’86 % di tutti i Brasiliani.

Quest’anno, la Guardia Nacional Cristera ha commemorato il 90° anniversario della data in cui il governo rivoluzionario ateo messicano riaprì le chiese e permise di nuovo ai fedeli di partecipare alla Messa. Quando quel governo rivoluzionario iniziò a chiudere chiese e uccidere sacerdoti, i Cattolici si levarono in massa per la difesa della loro fede in tutto il paese, in una lotta controrivoluzionaria che divenne nota come “Guerra dei Cristeros.

I Cristeros erano ribelli il cui motto era “Viva Cristo Rey!” (Spagnolo per “Viva Cristo Re”) e combatterono l’esercito governativo fino ad un punto di stallo finale.

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