Violenza contro le donne ma in classe a tema sarà anche la propaganda di genere
Pare che mentre episodi criminosi di inaudita volenza di ragazzini su giovani donne hanno occupato recentemente le prime pagine dei giornali, il governo trova una buona occasione per portare la propaganda gender nelle aule scolastiche.
Un articolo del quotidiano “Il Messaggero” delinea un piano che verrà implementato nelle prossime settimane nel sistema educativo italiano, focalizzato sull’educazione al genere e sulla lotta agli abusi all’interno degli istituti secondari di secondo grado, tra cui licei, istituti tecnici e professionali. Secondo la roadmap del Ministero dell’Istruzione e del Merito, il ministro Giuseppe Valditara introdurrà questo programma subito dopo l’inizio del nuovo anno scolastico. L’obiettivo è far diventare il tema dell’educazione al genere e della lotta agli abusi parte integrante del curriculum scolastico, non solo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne il 25 novembre.
Il progetto, i cui dettagli verranno messi a punto nei prossimi giorni – di qui all’inizio dell’anno scolastico – prevede che in classe si facciano lezioni di “educazione alla sessualità”. Da intendere come corsi di formazione specifica sulla parità di genere, il rispetto dell’altro sesso e contrasto a ogni residuo di «machismo e maschilismo». Il Messaggero
Questo piano si basa su un approccio che coinvolge direttamente gli studenti, permettendo loro di “salire in cattedra” e diventare parte attiva nell’affrontare queste tematiche. L’articolo sottolinea che il ministro Valditara ha risposto all’appello di insegnanti, psicologi, magistrati e funzionari di pubblica sicurezza, riconoscendo che l’inasprire le norme del codice penale non è sufficiente per combattere le violenze di genere, ma è necessaria anche un’azione educativa per promuovere il consenso e il rispetto nelle relazioni sessuali.
Il piano prevede lezioni di “educazione alla sessualità”, focalizzate sulla parità di genere, il rispetto reciproco e il contrasto a comportamenti che riflettono stereotipi di genere negativi. Questo percorso di formazione coinvolgerà gli studenti in modo diretto, seguendo un modello di “peer education”, in cui gli studenti stessi terranno lezioni focalizzate su vari aspetti delle violenze di genere. Alcuni gruppi di studenti si concentreranno su reati specifici e conseguenze penali, altri esamineranno il fenomeno delle violenze da una prospettiva storica o sociologica.
Gli esperti del settore, tra cui psicologi, rappresentanti di associazioni in difesa delle vittime di violenza e avvocati, contribuiranno con interventi che spiegheranno le conseguenze delle violenze fisiche e psicologiche e le implicazioni legali di tali comportamenti. L’obiettivo è informare gli studenti sulle diverse forme di abuso e promuovere la denuncia delle violenze, affinché i colpevoli non rimangano impuniti.
Così dopo gli ultimi deprecabili eventi di cronaca, il Ministro italiano dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, annuncia l’introduzione di lezioni in classe focalizzate sulla “Lotta alla violenza di genere”. Il particolare accendo al ‘genere’ ci porta a riflettere sulla possibilità che questa iniziativa si inserisca all’interno di un contesto più ampio, legato agli obiettivi delle istituzioni internazionali come l’OMS e l’UNICEF (Education 2030). Questi enti sembrano perseguire l’agenda di introdurre linee guida che coinvolgono l’educazione dei bambini fin dall’età prescolare, con l’obiettivo non solo di scoraggiare la violenza sulle donne ma anche indottrinare i bimbi sin dalla materna a pratiche sessuali precoci e a promuovere l’ideologia di genere come nuova normalità.
In mezzo a tutto ciò che appare sicuramente legittimo e auspicabile, bisogna riconoscere che esiste un sottile ma reale approccio di natura globalista dietro questa iniziativa. Nonostante si proclami la “Lotta all’odio”, si rischia di allontanarsi notevolmente dal riconoscimento dell’uomo come creatura interdipendente dal mistero divino. Qualsiasi pratica che si discosti da questa fondamentale comprensione, pur se presentata come una procedura, parte con il piede sbagliato.