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Visita lampo di Netanyahu in Russia: a tema nei colloqui con Putin la situazione in Medio Oriente e in Siria

Mercoledì il presidente russo Putin ha ricevuto al Cremlino il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La visita – se escludiamo l’incontro fugace tra i due durante la celebrazione del 100 ° anniversario della fine della prima guerra mondiale a Parigi lo scorso novembre – è la prima dopo il gelo tra i due paesi calato a causa dell’abbattimento dell’aereo russo ‘IL 20’ avvenuto il 17 settembre scorso.

Al centro dell’incontro di oggi a Mosca le questioni di cooperazione economica tra i due paesi, e naturalmente, le problematiche internazionali con particolare attenzione sulla situazione in Siria ed in Medio Oriente.

Per cominciare l’incontro con i migliori auspici, Netanyahu ha reso omaggio alla Federazione russa ricordando l’enorme contributo della Russia alla sconfitta del nazismo, che – ha sottolineato  – “non sarà mai dimenticato in Israele”.

Sulla questione siriana il capo di stato israeliano ha ricordato che i contatti tra le forze armate israeliane e russe hanno comunque evitato gravi attriti e ha ribadito lo stretto legame con la Russia “Voglio ringraziare per l’amicizia e per il dialogo diretto, franco e reale su cui si basano le relazioni tra Israele e Russia”, ed ha aggiunto: “Ho contato 11 incontri tra di noi da settembre 2016. Il legame diretto tra noi è il meccanismo di deconfigurazione che ha impedito il conflitto tra i nostri eserciti e ha contribuito alla sicurezza e alla stabilità nella regione” (Time of Israel).

Queste parole di Putin mi sembrano esprimano bene la posizione russa:

È importante continuare la cooperazione tra di noi. La Russia ha partecipato alla creazione di Israele. La vita continua e  le negoziazioni sono necessarie. Vogliamo davvero discutere della situazione nella regione e dei problemi di sicurezza .

Insomma un buon clima ma Netanyau è stato irremovibile sulla questione della presenza iraniana in Siria e, come  aveva preannunciato prima della sua partenza, ha ribadito che “Israele è determinata a continuare gli attacchi in Siria per impedire il radicamento iraniano nel paese vicino” (Haretz).

Al termine della visita il presidente Israeliano ha invitato Putin per l’inaugurazione di un monumento dedicato all’assedio di Leningrado:

Ovviamente questi incontri sono necessari, fosse anche per mantenere i legami e non estremizzare il conflitto. L’azione mediatrice della Russia – in un contesto in cui tutti gli altri attori internazionali danno continue prove di dissociazione e di isterismo – è più che mai indispensabile.

Ma seppure esiste una valenza positiva di un rapporto che continua, sono innegabili i problemi tra i due paesi che sono su fronti opposti.

Infatti prima dei colloqui, Netanyahu ha pubblicato un video sul suo profilo Facebook che spiegava gli obiettivi del suo viaggio a Mosca:” Volerò a Mosca stasera per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. I nostri colloqui saranno incentrati sull’assicurazione dell’Iran in Siria. 

“Stiamo agendo contro l’Iran, attaccheremo le sue basi e continueremo ad agire contro di esso – ne parlerò con il presidente Putin” egli ha detto.

Ed ha aggiunto: 

Continueremo ad agire fino a quando non espelliamo gli iraniani dalla Siria, dal momento che l’Iran minaccia di distruggere Israele, e non permetteremo che si basi vicino al nostro confine “. 

Quindi intenzioni pessime, nessun quadro strategico se non la continuazione di ciò che è stata fino ad oggi la politica aggressiva israeliana. Forse l’unica novità immediatamente positiva potrebbe essere un aiuto di Israele a far smobilitare dalla Siria le truppe straniere: la Tass riporta che “la Russia e Israele creeranno un gruppo di lavoro con la partecipazione di un certo numero di paesi per studiare la questione della rimozione delle forze straniere dalla Siria.

Tuttavia non si può nascondere che ciò sarebbe realmente anomalo perchè Tel Aviv è stata tra le principali potenze che hanno chiesto insistentemente agli Stati Uniti di restare in Siria.

E’ però anche vero che la crisi siriana ci ha abituati a colpi di scena. Vorremmo sperare che per una volta, il ‘colpo di scena’ fosse positivo.

Ma esiste un altro elemento negativo: quasi in concomitanza della visita moscovita di Netanyau, è iniziata una vasta esercitazione israeliana.  Vi partecipano 30  velivoli F-16C provenienti dal 101.110.115 e 117 squadrone [uno squadrone può avere in organico fino a 24 aerei], 10 velivoli  F-16D provenienti dal 105 e 109 squadrone, più  20 caccia F-15B / D provenienti dal 106 e 133 squadrone e 6 aerei da combattimento  F-35I (Adir). A parere di alcuni media mediorientali ciò che si prova è l’attacco di obiettivi iraniani: ciò ovviamente non depone a favore della distensione del clima.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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