Al Jazeera riporta che l’opposizione siriana ai colloqui in Qatar ha fatto un altro tentativo per rilanciare la campagna contro il presidente Bashar al-Assad e “correggere” gli errori del passato. Durante l’incontro sembra che abbia avuto un ruolo centrale Riad Hijab.
La fonte qatariota afferma che ” i gruppi politici, per lo più con sede all’estero, hanno perso la loro influenza negli ultimi anni a causa del forte sostegno iraniano e russo al presidente siriano”.
Inoltre, riferisce che sabato ad una convention di gruppi di opposizione a Dohaa, ha preso la parola Riad Hijab.
Riad Hijab, è stato primo ministro siriano giugno ad agosto 2012, per poi essere (il 6 agosto) allontanato dal presidente Assad. Subito dopo egli ha disertato a favore dell’opposizione armata.
Ed è appunto questi che sabato all’apertura della riunione in Qatar ha cercato di rilanciare la guerra intestina nel martoriato paese mediorientale.
L’ex primo ministro disertore ha definito gli eventi in Siria “terribili” ed ha poi affermato che è necessario “valutare i nostri progressi e correggere gli errori che abbiamo commesso sul difficile percorso per creare uno Stato unico, libero e democratico”.
Al Jazeera precisa che “L’opposizione non ha indicato gli errori specifici commessi, ma il suo entourage ha spiegato che i partiti di opposizione non sono stati in grado di stabilire un dialogo con i cittadini siriani e di prendere parte alla loro lotta quotidiana”.
Hijab ha affermato che è “estremamente importante per l’opposizione attuare piani efficaci” per contrastare il governo di Assad e “smascherare il falso concetto che Assad può scrollarsi di dosso il dominio iraniano”.
La dichiarazione divulgata a fine colloqui contiene un elenco di raccomandazioni per “unificare” l’opposizione sarebbe stato pubblicato dopo la fine dei colloqui.
Quindi, sullo sfondo del procurato scontro Russo- Ucraino, l’occidente ed i suoi alleati arabi intendono allargare il fronte con la Russia, l’Iran e gli alleati, riaprendo faglie in terra siriana.
I primi segni già li abbiamo visti. Le centinaia di militanti dell’ISIS fuggiti si riuniranno a quelli precedentemente rilasciati, mentre l’SDF li cerca inutilmente ad Hasaka (e non altrove).
Ci sono anche segni che ricomincerà il martellamento e imbonimento mediatico con nuovi fondi. Infatti al Jazeera riferisce che:
Salem al-Meslet, capo della Coalizione nazionale delle forze rivoluzionarie e di opposizione siriane, ha affermato che è importante “inviare un messaggio a tutti i siriani, ascoltare i loro consigli e fare un nuovo piano”.
Tappeti rossi anche nelle più importanti sedi sovranazionali:
Mentre i colloqui internazionali sul futuro della Siria si bloccavano, al-Meslet ha promesso che l’opposizione unita avrebbe anche inviato un “messaggio importante all’inviato delle Nazioni Unite” sul conflitto siriano.
È da notare che è stato proprio il Qatar che ha dissuaso gli altri paesi appartenenti alla Lega Araba che è “troppo presto” per “riaccogliere la Siria” come membro dell’organizzazione:
L’ultimo ciclo di colloqui di pace sponsorizzati dalle Nazioni Unite in ottobre non ha portato a nessun progresso, con l’inviato speciale Geir Pedersen che ha sottolineato “grande sfiducia da tutte le parti”.
Il ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abderrahman Al Thani, ha messo in guardia i paesi della regione a novembre dal riavvicinamento al governo siriano.
La verità svelata su Riad Hijab
La verità su Riad Hijab è stata svelata su 18 gennaio 2017 – in tale data infatti, il quotidiano Al Manar pubblicò un’intervista a Nawaf Bashir, uno dei capi dell’opposizione. Questi vedendo lo squallore della dirigenza dell’opposizione armata siriana dall’interno, si penti. Tornato in patria, spiegò le sue ragioni svelando oscuri retroscena.
Tornato in patria, l’oppositore Nawaf Bashir moltiplicò le sensazionali rivelazioni sul lato nascosto della opposizione siriana appoggiata da Stati del Golfo e le potenze occidentali. Bashir non era un oppositore qualsiasi: è uno dei fondatori della Dichiarazione di Damasco, una delle prime istanze dell’opposizione siriana apparse nel 2005. È anche il capo di una grande tribù, i Baqarat, il cui numero di membri è pari a circa un milione, secondo alcune stime. Nel 2011 raggiunse l’opposizione durante lo scoppio della crisi siriana, lasciando la Siria per la Turchia nel 2012.
Tornato in Siria all’inizio del gennaio 2017, in un’intervista al canale televisivo arabo al-Mayadin, spiega che ha deciso di tornare in patria dopo aver scoperto l’entità del complotto contro la Siria.
Trascrivo qui di seguito quanto riferito da Nawaf Bashir:
Un ex-oppositore svela il lato occulto della opposizione siriana –
I legami pericolosi con al-Qaida
Bashir ha rivelato i legami tra il ramo di al-Qaida in Siria e l’”opposizione moderata”, ed ha accusato l’ex-premier Riad Hijab di aver avuto dal Qatar 47 milioni di dollari che ha poi dato al ramo di al-Qaida in Siria, Jabhat al-Nusra (rinominatosi Fatah al-Sham), ed istruendolo su come attaccare la città di Aleppo. Riferendosi alla corruzione dilagante nell’opposizione siriana, soprattutto tra le personalità più importanti che risiedono in Turchia, accusava chi presiedeva la coalizione dell’opposizione siriana, senza nominarlo, di aver rubato 116 milioni di dollari prima di fuggire in un Paese arabo e fondare un suo partito. Ha ricordato anche il caso di un altro funzionario che ha rubato 18 milioni di dollari ed è fuggito in Gran Bretagna dove ha preso la cittadinanza inglese, e il destino ancora ignoto di 51 milioni di dollari scomparsi dalle casse della coalizione, per non parlare delle armi fornite ai ribelli e poi rivendute. L’oppositore siriano ha anche riportato il caso di Nazir al-Haqim, un membro della coalizione accusato di aver consegnato passaporti falsi a chi voleva andare in Siria, come terroristi dell’ISIS e al-Nusra. Secondo Bashir, l’Arabia Saudita ha successivamente ridotto il sostegno all’opposizione siriana, mentre il Qatar continua a rafforzarlo [era al momento della stesura dell’articolo il 2017 e tenete presente questo, anche per quanto segue].
Il sequestro dei Fratelli Musulmani
Gli aiuti “che vengono spediti in nome del popolo siriano vanno direttamente nelle casse dei Fratelli Musulmani (MB), utilizzati da al-Qaida e al-Nusra, mentre posano da moderati, gli consegnano armi e ne preparano le forze per le battaglie, pensando solo a prendere il potere “, rivelava inoltre. In una precedente intervista, indicava che la FM controlla tutte le strutture dell’opposizione siriana, assicurandosi che chi gli si oppone o non ne fa parte, non occupi posizioni importanti nella coalizione e nell’alto commissariato per i negoziati.
Operazione estera fin dall’inizio
In un’altra intervista con il canale iraniano al-Alam, rivelava che l’opposizione siriana persegue scopi dettati dall’estero, perciò non ci fu il dialogo nazionale che il Presidente siriano Bashar al-Assad propose all’inizio delle proteste nel 2011. “Dall’inizio gli obiettivi erano esteri, perseguiti da individui che si compravano i manifestanti per spingerli alle armi… questo è il motivo per cui le cose mutarono corso: manifestazioni pacifiche che rivendicavano la riforma del regime e delle leggi e la creazione dello Stato dei cittadini e della democrazia, divennero dimostrazioni armate e quindi la catastrofe che il popolo siriano sta ancora pagando“. Ricordava che ogni volta che il governo siriano proponeva una soluzione politica in linea con le richieste popolari, le proteste esplodevano per rifiutare il dialogo. Bashir ha anche rivelato l’esistenza di 800 fazioni in Siria. “Questo significa che ci sono 800 principati, ognuno controlla 20-30 villaggi e regioni, e sono finanziati da Arabia Saudita e Qatar e altri“, lamentava.
Ha anche svelato il saccheggio delle istituzioni dello Stato nelle regioni controllate dall’esercito libero siriano, la prima milizia che prese le armi ed attualmente sulla scia dell’offensiva turca nel nord della Siria, “Scudo dell’Eufrate”. “L’ELS era presente in molte regioni siriane, ma non fu in grado di dare alcunché ai cittadini. Fabbriche, ferrovie e istituzioni statali furono saccheggiate e derubate come bottino di guerra, in quanto proprietà del popolo siriano vanno restituite e non cedute a individui o gruppi armati“, si dispiaceva.
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