Vorreste mettere al bando tutti i laboratori che studiano bio-armi?

Non tutti sanno che esiste già una convenzione internazionale per il divieto delle armi biologiche e tossiniche (BTWC).  Allo stesso modo, probabilmente non tutti sanno che c’è un solo paese al mondo che si oppone ad un meccanismo di ispezione e verifica.

Ma andiamo in ordine:

Il Biological and Toxin Weapons Convention è un trattato di disarmo e di non proliferazione vincolante di diritto internazionale il cui obiettivo consiste nel divieto delle armi biologiche a livello mondiale.

La convenzione, entrata in vigore nel 1975, conta attualmente 182 Stati membri. Essa è volta a proibire lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il transito di armi biologiche ed esige la distruzione o l’utilizzo pacifico di eventuali stock da parte dei Paesi membri [Ciò vuol dire che se uno stato firmatario possedeva un agente, una tossina o un sistema di consegna per le stesse, entro nove mesi dall’entrata in vigore del trattato le avrebbe dovuto distruggere o deviarle per un uso pacifico].

Il Trattato non proibisce direttamente l’utilizzo di armi biologiche ma rimanda questo al protocollo di Ginevra del 1925 che sancisce tale divieto a livello di diritto internazionale.

E’ rilevante che “(…) negli oltre 25 anni dall’entrata in vigore della BWC, il numero di paesi che possiedono o perseguono attivamente armi biologiche è più che raddoppiato, da cinque a circa una dozzina di oggi, compresi alcuni Stati membri della Convenzione. La diffusione di queste armi ha aumentato il rischio che vengano usate o cadano nelle mani dei terroristi. Anche se gli agenti biologici non vengono impiegati deliberatamente, potrebbero fuggire da un impianto di produzione clandestino e causare un’epidemia mortale nella popolazione civile” (BTWC).

Tuttavia, il problema è che contrariamente alla convenzione sulle armi chimiche (CWC), la BTWC non dispone di un sistema di verifica efficace e vincolante. Pertanto, non sono garantite le condizioni per un controllo effettivo dell’osservanza della convenzione. I tentativi di istituire un protocollo aggiuntivo dotato di un regime di controllo sono finora falliti.

So che vi sembrerà strano, ma chi si oppone ad un meccanismo di verifica internazionale sono gli Stati Uniti: e’ dal 2001 che la Russia chiede che nell’accordo – che si rinnova ogni 5 anni – venga immesso una clausola che preveda l’istituzione di un meccanismo di controllo internazionale vincolante. E’ alquanto singolare che la maggior parte degli altri paesi, compresa la Repubblica Popolare Cinese (RPC), sostiene un accordo sulla preparazione di un protocollo adeguato a questa convenzione, che creerebbe un meccanismo per la verifica della conformità da parte dei paesi partecipanti alla convenzione che obbliga a non creare armi biologiche.

Alla luce di questi elementi, sembra alquanto paradossale che le accuse verso la Cina siano fioccate proprio dagli Stati Uniti, in relazione della creazione in laboratorio del virus Covid 19. L’accusa è poi rientrata ed è stata derubricata ad una delle varie ipotesi che si usano puntualmente nel clima di perenne guerra fredda in atto tra le principali superpotenze del mondo, ma l’incongruenza rimane.

Infatti, che senso ha fare accuse quando la RPC stessa e la Russia premono ormai da 20 anni per un controllo rigoroso su tutti i centri di ricerca biologica nel mondo?

Strano vero? Eppure, gli Stati Uniti si oppongono categoricamente alla implementazione di un meccanismo di controllo e verifica, e praticamente da soli.

Sono 25 i laboratori che gli USA hanno in tutto il mondo e che studiano bio-armi. Sono finanziati dalla Defense Threat Reduction Agency (DTRA) nell’ambito di un programma militare da 2,1 miliardi di dollari – Cooperative Biological Engagement Program (CBEP) – e si trovano in paesi dell’ex Unione Sovietica come Georgia e Ucraina, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Africa. Gran parte del loro lavoro è classificato e comprende progetti su bioagenti e agenti patogeni con potenziale pandemico. Questi laboratori sono stati costruiti all’estero, al di fuori del suolo americano per sfuggire ai meccanismi ispettivi di controllo nazionali e alcuni sono stati posizionati a ridosso di Cina e Russia, proprio quei paesi in cui il rapporto è più conflittuale.

Riguardo a Mosca, la preoccupazione del Cremlino è specialmente concentrata sui laboratori più vicini alla Russia e precisamente sui 2 laboratori che studiano agenti patogeni pericolosi situati in Ucraina ed in Georgia. Questi sono due laboratori potenzialmente a rischio e non verificabili a migliaia di Km di distanza dagli Stati Uniti ed a ridosso della Russia. In particolare,  riguardo al laboratorio di bioricerca di Tiblisi (Georgia), la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva  ha fatto una inchiesta sulle armi biologiche per lo sterminio di massa, incentrata sugli esperimenti del Pentagono sui “mosquitos” ma contenente un paragrafo intero dedicato proprio dedicato alle bio-armi.

Potete leggere l’inchiesta sul sito della giornalista (e magari torneremo un’altra volta sull’argomento) ma consentitemi un “insight” di Arms Watch riguardo al laboratorio USA i Tiblisi: “Il Lugar Center, un bio-laboratorio da 161 milioni di dollari finanziato dal Pentagono nella capitale georgiana Tiblisi, ha scoperto i coronavirus in pipistrelli con potenziale di pandemia già nel 2014, come si evince dai documenti”. Sempre la Gaytandzhieva aggiunge:  “Inoltre, nel 2018, il Pentagono la lanciato un programma da 2,9 milioni di dollari (…) che prevede studi genetici sui coronavirus su 5.000 pipistrelli raccolti in Asia Occidentale”. Ed infine: “Per coincidenza, lo stesso appaltatore del Pentagono, incaricato del programma nordamericano di ricerca sui pipistrelli ‘DoD-Eco Health Alliance’ Usa, ha anche raccolto pipistrelli e coronavirus isolati insieme a scienziati cinesi presso il Wuhan Institute of Virology” (vedi qui).

Ammetterete che se anche questi laboratori fossero innocui (e non lo sono), forse un certo timore lo avrebbe chiunque. A maggior ragione sapendo che i proprietari di siffatti centri di ricerca sono gli stessi che si sottraggono a qualunque controllo e che additano gli altri come potenziali untori.

Ma naturalmente la preoccupazione non è questione solo della Russia, siamo tutti più consapevoli della pericolosità di una epidemia di un agente biologico sconosciuto. Ed allora, alla luce della drammatica esperienza del Covid 19, appare chiaro che è oltremodo realistica e necessaria  l’istituzione di un organismo – in seno alla BTWC – che verifichi e controlli ogni centro di ricerca biologica militare nel mondo (e ovviamente, che detti centri di ricerca non siano istituiti al di fuori del territorio nazionale per sfuggire alla propria legislazione).

Che questo accada e venga portato a tema, è campo della politica. Cari politici, che aspettiamo? Questo non è forse un momento opportuno?

patrizioricci by @vietatoparlare

 

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