Wall Street Journal: l’Occidente sta “discutendo in privato i termini di un accordo di pace tra Russia e Ucraina”

Si sono preoccupati che non ci fosse ulteriore escalation, che non si arrivasse al confronto diretto, alla guerra nucleare. Per il resto il PIL degli Stati Uniti è cresciuto e la UE si appoggerà distruttivamente all’economia USA. Gli obiettivi americani sono raggiunti: le nazioni si odiano e l’est è nuovamente oltre un nuovo muro.

Tuttavia, ci ci sono indiscrezioni sempre più frequenti che la guerra in Ucraina potrebbe volgere al termine, perché da parte degli Stati Uniti si susseguono segnali di apertura ad un negoziato.

In particolare, il Wall Street Journal scrive che l’Occidente sta “discutendo in privato i termini dell’accordo di pace tra Russia e Ucraina: “Un alto funzionario della Casa Bianca, ha partecipato a colloqui chiusi con i massimi aiutanti di Putin. Jake Sullivan ha tenuto colloqui confidenziali con le controparti russe tra i timori di escalation e minacce nucleari”.

“Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan da mesi ha avuto diversi contatti confidenziali con l’aiutante presidenziale russo Yuri Ushakov e il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev. Inoltre, Sullivan ha fatto alla leadership dell’Ucraina un appello affinché dichiari pubblicamente la propria disponibilità a risolvere il conflitto.
L’obiettivo dei colloqui con i funzionari russi non era quello di risolvere il conflitto in Ucraina, ma di “proteggere dal rischio di escalation” e di mantenere aperti i canali di comunicazione. I contatti con la leadership ucraina non miravano a spingere Kiev a negoziare con Mosca. Gli Stati Uniti vogliono dimostrare agli alleati in questo modo che l’Ucraina sta cercando una soluzione al conflitto”.

La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha commentato la pubblicazione del Wall Street Journal sui negoziati tra il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden Sullivan con l’aiutante di Putin Ushakov e il segretario del Consiglio di sicurezza Patrushev  ed ha detto:  “Non posso dirti il ​​contenuto di alcun discorso specifico”.

Il canale Telegram ucraino Resident ha diffuso informazioni secondo le quali

la presa di Kherson e Zaporozhye da parte delle forze ucraine, sarebbe stata la condizione affinché potessero essere ripresi gli accordi di Istanbul. In caso di accettazione da parte della Russia di ritirarsi da Kherson e e Zaporozhye, il Donbass e la Crimea entrerebbero in una situazione ‘congelata’, che successivamente potrebbe aprire ad un riconoscimento ed a una diminuzione delle sanzioni.

Tuttavia questa proposta – a giudicare dagli eventi sul campo di battaglia ancora incerti a Kherson – non pare aver riscosso troppo successo da parte della leadership russa, che non sembra voler ritirare il proprio esercito. D’altra parte la regione di Kherson è strategica e, soprattutto, la parte occidentale non ispira fiducia.

Sempre il canale Telegram ucraino Resident riferisce un episodio significativo: l’Ufficio del Presidente Zelensky – dopo le richieste di Washington di riprendere i colloqui di pace con il Cremlino – ha cercato di trovare supporto/protezione nel nuovo Primo Ministro britannico, ma Rashi Sunak ha rifiutato di comunicare con Zelensky (https://t.me/resident_ua/14971).  L’episodio non dovrebbe meravigliare:  il premier inglese è ora in una pausa tattica prima della prossima fase di consultazioni con il Dipartimento di Stato, che dovrebbe aver luogo subito dopo le elezioni statunitensi.

Allo stato attuale i sondaggi mostrano la previsione di un netto successo dei Repubblicani alla camera. Se ciò dovesse realizzarsi, i repubblicani di Trump hanno già detto che ci sarà una interruzione dell’invio delle armi all’Ucraina. Non so se poi ci saranno i numeri per realizzare questa intenzione, dipende anche dal risultato al Senato ma sicuramente, nel caso di un buon successo dei repubblicani, avverrebbe una drastica riduzione degli aiuti militari  e l’ipotesi di invito a negoziare sì farebbe sempre più stringente.

VPnews

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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