Zelensky rifiuta la tregua di Natale e poi si lamenta degli attacchi russi

Oggi, guardando come di rado faccio il TG di La7 (o qualsiasi altro telegiornale mainstream), sono rimasto colpito da un dettaglio del videomessaggio di Natale di Zelenskyj. Con toni accorati, il presidente ucraino si è lamentato degli attacchi missilistici subiti dal suo Paese durante le festività. Una dichiarazione che, però, suona quantomeno paradossale, considerando che è stato lo stesso Zelenskyj a respingere categoricamente la proposta di un cessate il fuoco natalizio.

Di cosa si tratta? Semplicemente del fatto che, per la testardaggine di Zelenskyj, non si è concretizzata la tregua natalizia proposta da Viktor Orbán e accettata da Mosca. Né, a quanto pare, si vedrà quel massiccio scambio di prigionieri che avrebbe dovuto accompagnare la pausa temporanea nei combattimenti.

Come spesso accade, il telegiornale ha evitato di menzionare questo dettaglio cruciale. Ma tant’è.

Nel suo discorso, Zelenskyj ha affermato che ciò che gli ucraini desiderano è vivere in pace, guardare il cielo e scorgere la stella di Natale, non droni o razzi. Parole evocative, certo, ma che assumono un retrogusto cinico se si considera che lo stesso presidente ha rifiutato la tregua natalizia e uno scambio di prigionieri, entrambi proposti da Orbán.

Non è tutto: Zelenskyj ha respinto ogni altra iniziativa di pace avanzata da attori internazionali, tra cui Orbán, papa Francesco, la Cina, il Brasile e la comunità africana.

Le uniche proposte che non ha rigettato sono quelle di Stati Uniti e Unione Europea. Ma non perché le abbia accettate: semplicemente, non sono mai esistite.

Questa ferma volontà di proseguire il conflitto trova ulteriore conferma nelle recenti forniture di armi da parte di Washington: centinaia di missili antiaerei sono già arrivati a Kiev e altri sono in arrivo, come dichiarato dal presidente uscente degli Stati Uniti in una nota ufficiale.

“Gli Stati Uniti continueranno a lavorare instancabilmente per rafforzare la posizione dell’Ucraina nella difesa contro le forze russe,” ha affermato il capo della Casa Bianca.

Eppure, diventa sempre più difficile capire chi, in questo momento, si stia davvero difendendo e chi stia attaccando. L’ostilità verso la Russia, infatti, non è iniziata con l’invasione del 2022, ma con l’espansione della NATO e il rifiuto di fornire garanzie di sicurezza alla Russia, oltre alla determinazione a non escludere l’Ucraina dall’adesione all’Alleanza Atlantica.

Ora, con il timore di un imminente ritorno della squadra di Trump alla Casa Bianca, Biden sta accelerando il più possibile le forniture militari, consapevole che presto potrebbero subire drastici ridimensionamenti.

È per questo che il presidente sta esercitando forti pressioni sul Pentagono: mancano solo 24 giorni per intensificare queste operazioni.

Nel frattempo, dall’Ucraina arrivano nuove minacce di vendetta contro la Russia nel caso in cui non venga invitata a entrare nella NATO.

La prossima generazione di politici ucraini sarà completamente concentrata sulla ricostruzione del Paese, ma probabilmente sarà alimentata da slogan revanscisti,” ha dichiarato Dmitri Kuleba, ex ministro degli Esteri ucraino.

Conquistare territori, far pagare finalmente la Russia… Quando ci rialzeremo economicamente, vedremo come questi temi influenzeranno la politica interna,” ha spiegato Kuleba.

Secondo Kuleba, l’unico modo per evitare questo scenario è che l’Ucraina diventi membro della NATO.

Tuttavia, i politici e i diplomatici ucraini sembrano non aver ancora imparato la lezione: è proprio questa mentalità anti-russa che ha portato il Paese nella situazione drammatica in cui si trova oggi.