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Zelenskyj critica Biden di applaudire Putin

Zelenskyj, riferendosi al suo invito a Biden di partecipare alla conferenza di pace in Svizzera e al rifiuto del presidente USA a causa degli impegni elettorali, ha dichiarato: “Se [Biden] non fosse presente, sarebbe come applaudire Putin: applaudire personalmente e farlo in piedi” (Newsweek).

Il presidente ucraino, il cui mandato è scaduto il 20 maggio 2024, ha pronunciato queste parole a Bruxelles durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro belga Alexander De Croo.

Bloomberg aveva precedentemente riferito che Biden probabilmente non avrebbe partecipato alla conferenza.

Zelenskyj ha quindi aggiunto: “Credo che il vertice per la pace abbia bisogno del presidente Biden, e anche altri leader che stanno esaminando la risposta degli Stati Uniti hanno bisogno di lui”, sottolineando che partecipare o saltare l’evento riflette la “scelta” di una nazione tra il volere la pace o la guerra in Ucraina.

Se vuoi la pace, sarai lì e parlerai, anche se non sei d’accordo con qualcosa“, ha detto. “E se vuoi la guerra, dovrai rivolgerti alla folla che la Russia vuole organizzare” (Newsweek).

Le parole di Zelenskyj sono sconcertanti

Il presidente ucraino ha invitato Biden a partecipare a una conferenza di pace in Svizzera. Fin qui tutto bene, ma Zelenskyj ha poi detto che l’assenza di Biden sarebbe come applaudire la Russia. Un’affermazione davvero singolare. Dal punto di vista del diritto internazionale, invitare un leader straniero a una conferenza di pace è del tutto legittimo. Tuttavia, il rifiuto di Biden, motivato dalla campagna elettorale, sottolinea la sovranità e l’autonomia degli Stati Uniti nelle proprie decisioni di politica estera.

Se a proferire quelle parole sarebbe stato chiunque altro, parole così aggressive avrebbero sollevato un polverone. Eppure, Zelenskyj sembra avere carta bianca per dire qualsiasi cosa e pretendere ogni tipo di supporto. Questo è facilitato dal fatto che i media raramente sollevano eccezioni o critiche riguardo alle azioni del governo ucraino, accettando senza discussione qualsiasi dichiarazione del leader ucraino.

Ma queste mie osservazioni indicano solo la punta dell’iceberg… La vera sconnessione sta nell’aver organizzato la Conferenza di pace che si terrà il 15 e 16 giugno in Svizzera…

La Conferenza di pace senza la Russia

La decisione di Zelenskyj di organizzare una conferenza di pace senza la partecipazione della Russia, uno dei principali belligeranti, è davvero atipica rispetto alle prassi diplomatiche abituali. Tradizionalmente, per risolvere un conflitto, è fondamentale che entrambe le parti in guerra partecipino ai negoziati di pace. Escludere una delle parti principali mostra chiaramente che l’obiettivo della conferenza non è negoziare una pace bilaterale, ma piuttosto ottenere maggior supporto internazionale, rafforzare le alleanze politiche e isolare ulteriormente la Russia sul piano internazionale. Zelenskyj sembra puntare a ottenere un maggiore sostegno economico e militare dai suoi alleati, piuttosto che cercare un compromesso diretto con la Russia.

La dichiarazione di Zelenskyj

La dichiarazione di Zelenskyj, secondo cui la mancata partecipazione di Biden equivale ad applaudire Putin, è chiaramente una mossa retorica per mettere pressione sugli Stati Uniti e sugli altri alleati, spingendoli a dimostrare il loro impegno nella guerra. Dal punto di vista diplomatico, sembra un tentativo di rafforzare la macchina da guerra degli alleati dell’Ucraina, beneficiando le multinazionali delle armi e rilanciando le industrie in un’economia di guerra emergente.

Alla luce di queste evidenze, è desolante vedere che, di fronte a un conflitto così violento, ci si limiti a organizzare una commedia. Questo serve solo a innalzare ulteriormente il livello dello scontro, disprezzare il “nemico russo” e allontanare qualsiasi possibilità di compromesso.

In questo contesto, non sorprende l’assenza della Cina, che vede in queste manovre una strategia non finalizzata alla pace, ma piuttosto all’escalation del conflitto con il rischio concreto che possa debordare oltre i confini ucraini, coinvolgere l’Europa e trasformarsi in una guerra nucleare dagli esiti imprevedibili.

È da notare con che facilità Zelenskyj imponga il suo copione, scritto per un pubblico accondiscendente e dimentico del bene comune dei leader europei.

Questo copione, recitato dalla leadership occidentale, è completamente scollegato dalla realtà. Essere attaccati alla realtà e al bene del popolo significherebbe lavorare per allontanare una guerra totale, che ormai è già in atto ed è solo questione di tempo prima che diventi un’apocalisse.

Volodymyr Zelensky, President of Ukraine speaks at the Second Ministerial Roundtable Discussion for Support to Ukraine” by World Bank Photo Collection is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

In questa situazione sconcertante, che confligge con la nostra storia e con la memoria degli orrori della Seconda Guerra Mondiale vissuti dagli italiani e dagli europei, è evidente che mancano leader capaci di dire che “il re è nudo”.

Nessuno di loro si alza per contestare la visione manicheistica, semplicistica e distorta che prevale.

Nessuno di loro mette in discussione l’idea secondo cui i paesi si dividerebbero tra quelli che spingono per i negoziati senza pre-condizioni, considerati a favore di Putin e della guerra, e quelli che supportano militarmente l’Ucraina partecipando alla finta conferenza di pace, considerati a favore della pace.

Nessuno di loro sfida questa logica, per cui chi è realmente interessato alla pace sarebbe invece a favore della guerra e putiniano.

Dire che Biden applaude Putin è un ricatto psicologico evidente e ridicolo, ma una sorta di silenzio omertoso è diventata la norma nella comunicazione di guerra mainstream.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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