I retroscena delle dimmissioni di Flynn consigliere per la sicurezza USA

mercoledì, febbraio 15, 2017 – di Patrizio Ricci

Ma cosa ha fatto Flynn di così grave? Ha promesso all’ambasciatore russo che quelle stupide ed ingiuste sanzioni che aveva comminato Obama a Mosca le avrebbe tolte, a cominciare dalle ultime comminate a pochi giorni dell’insediamento del suo successore, cosa che notoriamente non è la prassi: quindi la nuova amministrazione era orientata a toglierle, non era un mistero che Trump giudicasse quelle sanzioni ingiuste eccessive e controproducenti.

Ma cosa è successo di così grave, tanto che il consigliere per la sicurezza nazionale si dimettesse?
Michael Flynn – secondo una indiscrezione rivelata dal Washington Post – ha detto all’ambasciatore russo Kyslayak “di non reagire alle sanzioni  perché l’amministrazione Trump le avrebbe rimosse”. Ma non è il merito della conversazione il motivo delle dimissioni. La vera ragione per cui è stato costretto a lasciare è che “non ha riferito il particolare né al presidente né all’FBI”. Inoltre era un ‘privato cittadino’ e secondo una legge, la ‘Logan Act’, è vietato ad un privato cittadino di “interferire, fare accordi o discutere questioni diplomatiche con altri paesi al posto del governo americano”.

Ovviamente Flynn ha visto le piazze pagate da Soros per protestare e la situazione innaturale che si era venuta a creare, così non si è fidato: in tempo di caccia alle streghe ha preferito la prudenza, giacché sapeva benissimo la manovra che stava attuando la stessa CIA con la pretestuosa inchiesta sugli hacker russi che “avrebbero determinato il risultato delle elezioni” (in realtà il dossier si basa su congetture).

Quindi seppure è vero che “la legge è legge”, è altrettanto vero che il legislatore non l’ha fatta per essere usata come arma per far fuori gli avversari politici. In uno stato di diritto la legge non dovrebbe essere usata per minare i risultati elettorali o per stravolgere la politica di altri paesi. “Non dovrebbe” ma la realtà è diversa: le intercettazioni sono spesso usate per motivi squisitamente politici; ne sa qualcosa Angela Merkell: nel 2013 si è scoperto che la Merkell era spiata dal 2002 e non certo per la ‘Logan ACT’.

Nel caso di Trump, era noto che i servizi segreti continuassero a lavorare per la vecchia amministrazione. Ed in questo caso come in altri,  intercettazioni legittime hanno fornito un utile pretesto ai democratici ed alle lobby che non si sono mai rassegnati alla alla vittoria di Trump.

D’altra parte negli Stati Uniti è molto facile: vengono spiati tutti. C’è un ‘Patriot Act’ che lo permette e si tratta dei comuni cittadini. A maggior ragione, era abbastanza prevedibile che l’ambasciatore russo, cioè il rappresentante di un paese, la che gli Usa considerano “un pericolo alla pari di Isis e del virus Ebola”, venisse spiato. Una domanda allora sorge spontanea: è possibile che Flynn non lo sapesse? E’ possibile che se in cuor suo avesse saputo di fare qualcosa di illegale non avrebbe preso delle precauzioni? Flynn non era uno qualunque, era l’ex capo della DIA, i servizi segreti militari… diamine, di esperienza ne aveva da vendere!

Ma è accaduto. Flynn il capo della sicurezza nazionale ha parlato con l’ambasciatore russo quando non era ancora stato nominato ma era un semplice cittadino. E non avrebbe riferito di quelle  conversazioni, una volta nominato Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Non avrebbe riferito che avrebbe promesso che se avesse avuto un qualche incarico, avrebbe agito per rimuovere le ingiuste sanzioni alla Russia.

E’ chiaro che Flynn in quella conversazione ha espresso un parere politico ma i democratici hanno gridato al complotto: “I russi ricattano Flynn, Flynn va daccordo con i russi…”.  E’ chiaro che data la gravità delle accuse, sarebbe opportuno dare modo al popolo americano piena conoscenza di quelle di quelle telefonate ma non si può. La trascrizione di queste telefonate non sarà resa pubblica.

Qual’è il vero contenuto non ci è dato di saperlo , è top secret, altrimenti potremmo capire come sono avvenute le intercettazioni, dice l’intelligence. E’ una giustificazione inconsistente: le telefonate erano in chiaro e quindi le intercettazioni seguono la normale procedura. Quindi i servizi di Intelligence che hanno effettuato le intercettazioni non la raccontano giusta: è dall’inizio dell’ insediamento di Trump che tutto l’apparato statale che comunemente viene chiamato ”lo stato profondo”, cioè le lobby colluse con le corporazioni e i vari think thank ultra-neocon,  sono al lavoro per destituire o almeno indebolire la nuova amministrazione presidenziale.

Quindi a ruota, dopo le dimissioni di Flynn, come era ovvio che accadesse dato il clima,  il partito democratico ha chiesto un’indagine sui rapporti tra Donald Trump e la Russia. Perchè – hanno pensato – se Flynn  si è dimesso, per aver detto una bugia, se Trump sapeva anche lui , ha detto anche lui una Bugia. Insomma l’idea è che tutta una cospirazione, “gli americani sono stati ingannati” da “quell’individuo che siede alla Casa Bianca”.

Ma chi dice che gli americani sono stati ingannati? Lo dice il partito di Hillary e Mc Cain che tranquillamente durante l’amministrazione Obama hanno avuto contatti con il leader dei terroristi siriani, e che comunemente fanno operazioni segrete all’insaputa del popolo americano. Ovviamente – dicono – per la sicurezza nazionale.

Trump come risposta, al suo solito, ha scritto un tweet: “La vera storia è perché ci sono tante fughe di notizie illegali a Washinton? Ci saranno anche quando mi occupo di nord Corea?” Forse  il presidente ha capito che hanno colpito il suo collaboratore ma che in realtà mirano a lui per indebolirlo. Ma in questo caso, non avrebbe dovuto accettare le dimissioni di Flyn.

Infatti è chiaro che è una trappola. In realtà Flynn ha la colpa di essere l’unico nello staff presidenziale di non essere ‘dei nostri’ , dei neocon. Altrimenti non si capisce perché lui sarebbe “in combutta con i russi”  mentre un altro dello staff , Tillerson segretario di Stato degli Stati Uniti non dia adito a nessun problema. Eppure ha lavorato con il governo russo per anni come un alto dirigente al gigante energetico Exxon Mobil, e ha messo anche lui in dubbio la saggezza di sanzioni contro la Russia che ha detto vanno a tutto svantaggio delle imprese degli Stati Uniti.  Ma non è tutto: nel 2013, Putin ha assegnato Tillerson un  premio di amicizia per il suo lavoro in Russia.

La risposta è che a differenza di Flynn, Tillerson è gradito agli stessi poteri che appoggiavano la Clinton, che sono la vera lobby che governa negli stati Uniti a prescindere dai presidenti che si succedono.

 

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