Il mondo meraviglioso del funzionario della “nomenklatura” Josep Borrel (nemico di Trump)

Josep Borrel nel suo intervento alla conferenza annuale degli ambasciatori UE (il cui testo troverete trascritto in seguito), ha elencato nemici da cui emanciparsi: Cina e Russia.

Borrel, dopo la Mogherini e la Catherine Ashton, è l’ennesimo pessimo ministro degli esteri europeo: solo la sua estrema rigidità ed il suo poco coraggio, hanno potuto portare le relazioni tra Russia ed UE letteralmente al collasso, quando ancora i margini di ricomposizione delle conflittualità erano ancora molto alti. 

Nel suo intervento egli si schermisce dicendo che purtroppo la UE ha dovuto avere a che fare per molto tempo con Russia e Cina. Unica luce, la prospettiva di una crescita della UE basata sulle fondamenta di nuove scoperte energetiche. Questa per lui sarà l’alba di un nuovo giorno, probabilmente rischiarata da una lampada all’ idrogeno, chissà…

Ovviamente, avrebbe dovuto dire che il suo unico compito sarebbe stato esclusivamente quello di tentare di trasformare in positivo le relazioni e mantenere l’armonia tra gli stati. Purtroppo, egli non ha tentato nulla di tutto questo. Va da sé che il crescente autoritarismo e la mancanza di uno sguardo umile di fronte al mondo, ha portato ad una metamorfosi bellicosa della politica europea; basti guardare – ad esempio – nel 2014 in Ucraina la cosiddetta rivoluzione di Maidan o il conflitto siriano, per capire come sia stato fondamentale il ruolo della UE in questo disastro. E’ altrettanto sorprendente che nel suo intervento l’inimicizia di Borrel non si indirizza solo verso Russia e Cina , ma anche verso l’ex presidente degli Stati Uniti Trump: “Cosa sarebbe successo se, al posto di [Joe] Biden, ci fosse stato [Donald] Trump o qualcuno come lui alla Casa Bianca?”.

È inutile dire che l’espressione è molto grossolana per un politico, figurarsi per un diplomatico (ed in un documento ufficiale!).  Un diplomatico deve saper lavorare con ogni governo straniero, ovvero con il presidente eletto, interagire nel miglior modo con il rappresentante che il popolo ha eletto. S’intende: se questa palese inimicizia è presente verso un presidente degli Stati Uniti, va da sé che le stesse difficoltà ideologiche sarebbero presenti verso soggetti che mettessero il sovranismo o altri valori, al centro della propria attività politica e della propria visione filosofica del mondo (vedi ad es. Orban in Ungheria).

Insomma, lo avrete capito da tempo: la UE, è ormai uno dei feudi dell’internazionale progressista che, in Europa,  elegge di volta in volta i suoi regnanti, ma sempre della propria dinastia e di provata fede. Sono decenni che lo status quo non muta e non è affatto casuale, è organizzata tramite una struttura che ha la capacità di preservarsi.
È chiaro che il funzionario Borrel, in linea ed in perfetta sintonia con il Forum di Davos, pende dalle labbra dei suoi mentori progressisti oltreoceano. Oltre non andrà mai.

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ESTRATTO DEL DISCORSO DI APERTURA DELL’ALTO RAPPRESENTANTE JOSEP BORRELL ALLA CONFERENZA ANNUALE DEGLI AMBASCIATORI DELL’UE 2022: DISCORSO DI APERTURA DELL’ALTO RAPPRESENTANTE JOSEP BORRELL
Penso che noi europei stiamo affrontando una situazione in cui subiamo le conseguenze di un processo che dura da anni, nel quale abbiamo disaccoppiato le fonti della nostra prosperità dalle fonti della nostra sicurezza. Questa è una frase per fornire il titolo, e la prendo da Oliver Schmitt, che ha sviluppato questa tesi – credo – abbastanza bene.

La nostra prosperità si è basata sull’energia a basso costo proveniente dalla Russia. Gas russo: economico e presumibilmente conveniente, sicuro e stabile. È stato dimostrato che non è così. E l’accesso al grande mercato cinese, per le esportazioni e le importazioni, per i trasferimenti tecnologici, per gli investimenti, per avere beni a basso costo. Penso che i lavoratori cinesi con i loro bassi salari abbiano fatto molto meglio e molto di più per contenere l’inflazione di tutte le Banche Centrali messe insieme.

Quindi, la nostra prosperità si basava su Cina e Russia: energia e mercato. Chiaramente, oggi, dobbiamo trovare nuove vie per l’energia dall’interno dell’Unione europea, per quanto possibile, perché non dobbiamo cambiare una dipendenza con un’altra. L’energia migliore è quella che produci in casa. Ciò produrrà una forte ristrutturazione della nostra economia, questo è certo. La gente non ne è consapevole, ma il fatto che Russia e Cina non siano più quelle che [loro] erano per il nostro sviluppo economico richiederà una forte ristrutturazione della nostra economia.

L’accesso alla Cina sta diventando sempre più difficile. L’adeguamento sarà difficile e questo creerà problemi politici.

D’altra parte, abbiamo delegato la nostra sicurezza agli Stati Uniti. Sebbene la cooperazione con l’amministrazione Biden sia eccellente e le relazioni transatlantiche non siano mai state così buone come oggi – [inclusa] la nostra cooperazione con gli Stati Uniti e il mio amico Tony [Anthony] Blinken [Segretario di Stato USA]: siamo in una relazione fantastica e collaborando molto; chissà cosa accadrà tra due anni, o anche a novembre? Cosa sarebbe successo se, al posto di [Joe] Biden, ci fosse stato [Donald] Trump o qualcuno come lui alla Casa Bianca? Quale sarebbe stata la risposta degli Stati Uniti alla guerra in Ucraina? Quale sarebbe stata la nostra risposta in una situazione diversa?

Queste sono alcune domande che dobbiamo porci. E la risposta per me è chiara: dobbiamo assumerci più responsabilità noi stessi. Dobbiamo assumerci una parte maggiore della nostra responsabilità nel garantire la sicurezza.

Voi – gli Stati Uniti – prendete cura della nostra sicurezza. Voi – Cina e Russia – avete fornito la base della nostra prosperità. Questo è un mondo che non c’è più.

Fonte: Servizio diplomatico dell’Unione Europa

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VPNews

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